Presidente, commissario, segretario o europarlamentare?

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Presidente, commissario, segretario o europarlamentare?Forse potrebbe avere ragione il segretario della Cisl Medici Biagio Papotto quando, riferendosi alle troppe camarille che ostacolano la chiusura di un Ccnl (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) che i medici attendono da dieci anni, afferma che le organizzazioni sindacali non ne possono più di giochetti matematici, di ritornelli politici, di attese inconcludenti e di promesse ancor meno credibili: non se ne voglia il sindacalista ma la sua affermazione ha il pregio di poter essere traslata anche in campi diversi da quelli contrattualistici.

Forse potrebbe avere ragione un noto esponente politico della Destra politica, Francesco Storace, già presidente della Giunta regionale del Lazio e in seguito ministro della Sanità, quando afferma che l’attuale governatore del Lazio fra poche settimane non avrà il tempo nemmeno per respirare.

Il moltiplicarsi degli impegni in agenda a fronte di un calendario scandito da settimane composte pur sempre da sette giorni e di giornate composte pur sempre da ventiquattro ore, rende difficilissimo il cammino di Nicola Zingaretti, stretto da un lato dalla lotta accanita all’interno del Partito Democratico e di quello che ne resta tra fughe e riposizionamenti alla finestra fiorentina, magari televisiva, seppure con scarsi successi, e dall’altro lato dalla necessità di buttare almeno un’occhiata a quello che accade in Regione e in particolare in quella sanità presidiata dal fedelissimo assessore e dagli altrettanto fedelissimi (altrettanto?) manager delle aziende, anch’essi stretti tra la routine quotidiana, l’esaurirsi della spinta propulsiva e la necessità di qualche accorgimento in più da adottare in caso di un bisogno improvviso per una giravolta con cambio di casacca.

Zingaretti è persona capace, intelligente e furba: la politica è parte integrante del suo codice genetico e gli va riconosciuto di avere fatto molte cose buone: basta guardare con serenità, andando al di là dei proclami, sull’uscita dal commissariamento della sanità (uscita?). “Ho firmato un decreto che cancella parte del percorso burocratico che almeno 600mila cittadini del Lazio, affetti da malattie croniche, devono affrontare per il rinnovo del tesserino necessario a non pagare il ticket”, dichiarava tempo fa ed una dichiarazione del genere, poco roboante rispetto al suo solito, si porta dietro una indubbia semplificazione delle procedure in questa materia. L’elenco delle cose fatte sarebbe anche lungo, magari meno lungo delle cose dichiarate. Resta il fatto che in questo momento i fronti aperti davanti e intorno a Zingaretti sono più di uno. Gli avversari non stanno certo lì a guardare con le mani in mano e prova ne sia anche un voltar pagina che vede noti editori muoversi con circospezione e “lento pede” verso una nuova sponda della quale però non si intravedono ancora i contorni.

E resta pur sempre il fatto che primarie o non primarie, europarlamento o meno, commissariamento della sanità del Lazio da parte del ministro Grillo o politica attendista ministeriale, il Nostro non si potrà permettere, come scrive Storace, in caso di vittoria nel primo appuntamento elettorale, che è la partita interna al Pd, “di considerare come secondo lavoro il governo della Regione Lazio”.

O forse sarebbe il caso di dire che i cittadini del Lazio non possono permettersi di avere un presidente a mezzo servizio, un governatore precario. Proprio lui che tanto ha fatto per i precari della sanità del Lazio grazie anche, va detto, al senso di responsabilità istituzionale delle opposizioni nella passata legislatura. Ma il presidente candidato a tutto o quasi, ha i suoi proconsoli ed ora, dopo un po’ di girotondo, ma non quello della filastrocca che finiva con “tutti giù per terra…”, ha dato il via libera per l’indizione dell’avviso pubblico di selezione per il conferimento di incarichi di direttore generale delle Aziende del Servizio Sanitario Regionale per la formazione delle rose di nominativi dei candidati idonei alla nomina a direttore generale delle seguenti aziende sanitarie:

  • Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
  • Azienda Sanitaria Locale Roma 4
  • Azienda Regionale Emergenza Sanitaria (Ares118)
  • Azienda Sanitaria Locale di Frosinone
  • Azienda Sanitaria Locale Roma 5
  • Azienda Ospedaliero Universitaria S. Andrea

E allora il pensiero corre e vola con la fantasia. Sarà lui a gestire il percorso che porterà alle nomine dei manager? Sarà lui a stringere la mano alla commissione di esperti, indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovino in situazioni di conflitto d’interessi, di cui uno designato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e uno dalla Regione, che dovranno valutare i candidati per le prime sei posizioni che si rendono libere in questi giorni? E i candidati si presenteranno alla prova pur nell’incertezza di un eventuale cambio dell’interlocutore politico? E se i lavori della commissione si protrarranno nel tempo, date le molte variabili in campo, il gioco del bilancino, che nella Prima Repubblica si sarebbe definito Codice Cencelli, manterrà la sua validità o i manager prescelti potranno fingere qualche acciacco per vedere dove finisce la mossa?

La “Solitudine del manager” è il titolo di un romanzo di Manuel Vázquez Montalbán, dove il detective privato Pepe Carvalho è alle prese con il mistero di un manager, da lui conosciuto per puro caso anni prima negli Stati Uniti, trovato morto nei dintorni di Barcellona. Barcellona è bella (ma Roma di più), il romanzo è interessante ma quello che si sta scrivendo a Roma può essere un romanzo così avvincente da diventare un best seller nelle prossime settimane.

@vanessaseffer

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