Olio d’oliva: proprietà anti-diabetiche

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Davvero interessante la presentazione dell’ultimo lavoro del professor Francesco Violi, direttore della Divisione di I Clinica Medica del Policlinico Umberto I, svoltasi nell’aula multimediale dell’Università “La Sapienza”, alla presenza del Magnifico Rettore Eugenio Gaudio, dei dieci ricercatori che hanno collaborato alla ricerca e di numerosi giornalisti e televisioni. La ricerca condotta sull’olio extravergine di oliva di una zona collinare del viterbese, effettuata nel corso di due anni dal professor Violi e che ha coinvolto un campione di 25 persone sane fra i 26 e i 40 anni, ha determinato che la somministrazione di dieci grammi di olio di oliva durante i pasti, sulle verdure o il secondo, applicando la tanto amata e diffusa dieta mediterranea, comporta effetti benefici nella prevenzione e nella cura del diabete, così anche nella prevenzione delle vasculopatie su basi arterosclerotica. Risultato di estrema importanza anche perché il metodo è assolutamente naturale. La ricerca, effettuata nell’azienda ospedaliera dell’ateneo capitolino, mette in evidenza come un particolare olio di oliva, proveniente dalle colline di una zona del viterbese, abbia probabilmente proprietà particolari al punto da poter fungere da antidiabetico orale, con un meccanismo simile ai farmaci di nuova generazione come le incretine.

“La storia della dieta mediterranea – ha dichiarato il professor Violi – è iniziata a Napoli circa sessant’anni fa con un fisiologo americano, Ancel Keys, che si rese conto che in quel territorio si verificavano meno infarti e meno ictus. Dopo sessant’anni non si era capito ancora perché, finché due anni fa alcuni studiosi spagnoli hanno dimostrato che con l’aggiunta di olio nella dieta mediterranea, circa 50 grammi, si riscontrava una minore mortalità, minori malattie cardiovascolari, minori ictus e infarti. Dato di grande impatto sociale che l’olio d’oliva sia un potente antiossidante che aumenta la produzione di insulina e riduce la glicemia. I nostri collaboratori hanno effettuato alle 13 un prelievo di sangue e poi hanno mangiato, nella mensa del Policlinico, un pasto classico con riso, carne e frutta. Nella verdura hanno aggiunto 10 grammi di olio di oliva e la settimana successiva si sono incrociati con gli altri che non lo hanno aggiunto, per poi rifare un prelievo di sangue alle 15, quando sappiamo che il picco di glicemia scende e constatare che l’insulina è aumentata, ma la glicemia è diminuita di 20 mg di media”.

Una scoperta molto importante, soprattutto per coloro che sono a rischio di arteriosclerosi, che vedrà nei passi successivi di constatare se anche sui pazienti con il diabete l’olio d’oliva produce gli stessi effetti, o in pazienti che hanno placche arteriosclerotiche sulle quali si riversa il colesterolo in più che i soggetti hanno assunto con il pasto.

“Voglio sottolineare l’importanza della ricerca all’interno del panorama della Sanità e dell’Università italiana – ha detto il Rettore Gaudio – nonostante la carenza cronica di finanziamenti. Oggi i finanziamenti in Italia per l’università e la ricerca si aggirano intorno allo 0,42 per cento del Pil rispetto allo 0,99 per cento di Francia e Germania. Noi lavoriamo con meno della metà dei fondi e abbiamo un terzo dei ricercatori. Nonostante ciò, la qualità e la produttività dei ricercatori italiani è la più alta in Europa. In pratica, con poche persone e pochi mezzi l’Italia mantiene il settimo posto nella scala della produttività dei Paesi industrializzati; questo è merito dell’impegno, della serietà e della passione dei ricercatori italiani, dai più giovani a quelli con maggiore esperienza. Il risultato di questa ricerca sull’olio d’oliva ci darà maggiore risonanza a livello nazionale e internazionale”.

@vanessaseffer

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