Violenze contro gli operatori sanitari: l’intervista a Papotto (Cisl Medici)

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Violenze contro gli operatori sanitari: l’intervista a Papotto (Cisl Medici)Perché rischiare la vita per curare? “Ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica sul posto di lavoro è considerato un problema di salute pubblica nel mondo” secondo il National Institute of Occupational Safety and Health. Una cosa che accomuna tutti i Paesi del mondo su questo tema è il fatto che spesso la maggior parte degli avvenimenti di violenza (l’85 per cento delle volte) non viene denunciata da chi li subisce, più che altro per paura, a meno che non vi siano lesioni a documentare i fatti. C’è poi l’annosa questione sulla definizione di cosa o come definire una violenza o “quando” la si possa definire tale, vivendo spesso in una situazione ambientale che propende a sminuire, tesa ad assolvere o, peggio, incapace di riconoscere certi abusi. L’invito è a non minimizzare. Il primo capitale delle Istituzioni è il capitale umano.

Durante il convegno della Cisl Medici, dal titolo “Il benessere lavorativo, definizione e percorsi” svoltosi a Napoli lo scorso fine settimana, il segretario nazionale della Cisl Medici, dottor Biagio Papotto, ha pronunciato parole decise e molto significative sul tema della violenza contro gli operatori sanitari. La categoria più vessata è quella infermieristica, perché più frequentemente a contatto col paziente; le donne medico sono particolarmente a rischio. I medici, è quanto emerso dalle interviste e dalle indagini sugli atti di violenza compiuti in molte città italiane da nord a sud, risultano maggiormente esposti ad atti di aggressione presso i servizi ambulatoriali, nelle guardie mediche, nei Pronto soccorsi o durante i servizi notturni a domicilio.

La violenza verbale interessa tutti gli attori che operano nella sanità: dagli insulti alle minacce, dalle intimidazioni allo stalking. Episodi di varia entità che hanno messo in crisi tutti gli operatori sanitari. Un problema che affonda le sue radici in gravissimi problemi culturali e sociali.

“Questa escalation di avvenimenti ha fatto in modo che noi della Cisl Medici prendessimo una posizione fortissima – ha detto il segretario nazionale Papotto – abbiamo scritto al ministro e abbiamo chiesto e ottenuto un tavolo permanente per quanto riguarda la sicurezza sul posto di lavoro. Abbiamo coinvolto la Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) e metteremo in mora i direttori generali che non provvederanno per tutto ciò che riguarda la sicurezza sui posti di lavoro, come telecamere, posti di polizia interni alle strutture, perché il medico che esce tutti i giorni da casa per salvare delle vite, certamente per questo non può perdere la sua. Una delle iniziative che prenderemo tempestivamente sarà che i direttori generali delle aziende sanitarie dovranno immediatamente costituirsi parte civile a fronte di episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari. Il pericolo è che il lavoratore aggredito venga abbandonato senza avere nessuno alle spalle, l’azienda che lo difenda o gli stessi sindacati”.

Alla domanda postagli se la Cisl Medici possa costituirsi parte civile essa stessa insieme all’azienda sanitaria di appartenenza dell’operatore sanitario da difendere, il dottor Papotto risponde: “Non so se il sindacato stesso possa farlo, per questo chiederò agli avvocati se sarà possibile studiare una formula, ma costringeremo le aziende a costituirsi parte civile, e se possiamo anche noi entrare attivamente nella difesa dei lavoratori lo faremo. Speriamo che il nuovo ministro appena insediatosi ci convochi in fretta e che poi predisponga una legge ad hoc a tutela degli operatori sanitari e dei medici in particolare”.

@vanessaseffer

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