Comunque sia andata, se colpevole o no, se copre qualcun altro o meno, Veronica Panarello mi appare una vittima come tutte le altre. C’è vittima e vittima certamente e, se è stata veramente lei ad uccidere suo figlio, il piccolo Loris, dovrà pagare l’indescrivibile gesto come la Giustizia riterrà opportuno.
Da quando però ho ascoltato le parole della sorella maggiore in un’intervista, mi si è doppiamente accapponata la pelle. Una donna, che finalmente ha avuto il suo momento di gloria davanti alle telecamere a spese della sorella, lieta di poter riferire il suo disprezzo per lei, avendo covato quasi certamente per tutti i 25 anni della vita della sfortunata troppo giovane mamma di, un’odio viscerale che trasuda dai suoi occhi e che le fa vomitare parole come un fiume in piena, noncurante del proprio figlio in braccio.
Come mai Veronica ha tentato il suicidio due volte e la prima volta a soli nove anni? Che tipo di infanzia deve aver avuto? Una madre che certamente desiderava troppo avere qualcuno accanto ma non le riusciva, che deve aver avuto diversi compagni e da tre di questi i suoi quattro figli; una sorella che la detesta, che vede comunque una bimba più piccola desiderosa di attenzioni e che fa di tutto per ottenerle, che è più graziosa di lei, è più magra, più coccolata (non le è ancora passata la rabbia perchè la sorella ha avuto un telefono cellulare a 13 anni mentre lei a 18, perchè lei non poteva uscire con gli amici la sera fino a 18 anni invece sua sorella anni prima, cose che accadono a tutti i secondi e terzi figli, di godere di alcuni privilegi “per stanchezza”, poichè noi genitori con i primi figli siamo più tesi, attenti e preoccupati di tutto, con quelli che vengono dopo ci mettiamo d’accordo con noi stessi e, sebbene a malincuore decidiamo di avere fiducia pure nella società), che si sposata, mentre lei ha un “compagno”, e chissà cos’altro. Perchè Veronica è sempre stata un’anima tormentata e nessuno aveva tempo per lei, forse non se ne sono nemmeno accorti più di tanto o era più facile ignorare. Neppure il giovane marito innamorato ha avuto la capacità di capire quale malessere lei stava covando, un senso di inadeguatezza, sogni certamente non realizzati e due bambini troppo, troppo presto. Sembra che Veronica non avesse neanche un’amica, nessuno con cui parlare, prendere un caffè, confrontarsi. Era una pentola a pressione che sarebbe esplosa prima o poi. Per questa ragione faccio fatica a ritenerla l’unica colpevole. Materialmente si, ma esiste una sfera più nascosta e delicata che non va sottovalutata. Facciamo tante chiacchiere, specie da quando abbiamo un Papa come Francesco, riguardo alla comprensione, la vicinanza, l’Amore, la Famiglia come luogo che deve proteggere, curare, ma siamo sempre pronti a puntare il dito senza pensare cosa c’è dietro.
Mio grande rammarico, sapere che questa terribile, triste, amara storia venga utilizzata per tentare di distrarre l’opinione pubblica sulle vicende altrettanto orribili della malapolitica, della cattiva gestione del Paese e di MafiaCapitale, ancora solo all’inizio delle sue sorprese.
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