Ora dove va la Sicilia. Valeva la pena aprire una crisi di governo?

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ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

 


di Enzo Coniglio

 

Il modo migliore per vivere infelice e in mezzo ai conflitti fino ad ottobre in Sicilia, è quello di impegnarsi ad analizzare la situazione politica attenendosi ai fatti certi e accertati e pubblicare i risultati in un quotidiano on line come Siciliainformazioni.com, dove i lettori possono interagire nel rispetto dell’etica professionale e dei valori morali inalienabili.

Ho qui di fronte montagne di ritagli stampa e interventi mediatici divisi per istituzioni e per argomenti. E’ come giocare a dama: i bianchi sono le istituzioni e i neri sono gli argomenti. E’ un bellissimo gioco che invito tutti voi a replicare.

Tra le istituzioni – candidati, la parte del leone la fa naturalmente Rosario Crocetta: candidato della prima ora, eurodeputato e magistrato, dinamico, onnipresente, con poco contraddittorio in rapporto al volume degli interventi, con un quotidiano importante, come “la Sicilia” che gli concede lo spazio per farsi conoscere e apprezzare. Occupa l’area di centro – centro-sinistra con l’alleanza dichiarata con il PD e l’UDC.

Il programma di governo di Rosario Crocetta? Nulla di nuovo e di originale, con due lacune importanti: l’assenza di un strategia di internazionalizzazione della Sicilia in ambito mediterraneo ed euromediterraneo che invece dovrebbe costituire il vero volano dello sviluppo nei prossimi quattro anni. La seconda lacuna è rappresentata da una inadeguata analisi della crisi finanziaria internazionale in cui risiede il nocciolo duro per la soluzione della crisi siciliana, oltre che italiana, europea e internazionale.

Esiste inoltre un’area grigia non meno perniciosa che riguarda l’area dell’autonomia intesa come ambito all’interno del quale elaborare un “piano-programma-progetti” che coniughi in maniera stringente e altamente professionale, l’individuazione degli Obiettivi da raggiungere in Sicilia; il reperimento delle Risorse finanziarie, economiche e umane e una “griglia” di impieghi coerenti e adeguati agli Obiettivi e alle Risorse. E’ assolutamente comprensibile che Rosario Crocetta consideri l’UDC fondamentale nella sua strategia presidenziale, ma non è detto che tale alleanza sia sicuramente positiva per lo sviluppo dell’Isola se non viene prima definito un preciso programma di sviluppo regionale.

Invece siamo tutti d’accordo quando Rosario Crocetta afferma all’indomani di Ferragosto: “Mentre La Sicilia affonda, tutti litigano. Di fronte alla grave crisi sociale, economica e morale che soffoca la Sicilia, bisognerebbe far prevalere il senso di responsabilità. Invece, mai come adesso la politica siciliana e’ stata divisa. Ciascuno pensa al 5% dello sbarramento e nessuno riflette sul fatto che dobbiamo risanare i conti, senza macelleria sociale, che dobbiamo sburocratizzare”. E in effetti, il precedente governo stava riuscendo in parte a sanare i conti, a sburocratizzare e ce l’avrebbe fatto se non fosse stato sottoposto al più pesante vilipendio senza giusta causa.

La causa della decadenza siciliana non è certo il governo Lombardo! E’ una autentica macelleria politica farlo apparire come tale, caro Crocetta. Nè tantomeno il nuovo Rinascimento da Lei evocato può essere realizzato da Lei o da qualche persona singola. Occorre un impegno corale di autentici professionisti che sottolinei ciò che ci unisce, che smorzi i toni e che ponga come punto essenziale strategico di partenza l’impegno a realizzare un serio e approfondito Umanesimo nella consapevolezza che non è pensabile alcuna forma di Rinascimento senza aver prima realizzato un Umanesimo di base.

Naturalmente le mie non sono critiche alla persona e al programma in sé; sono delle annotazioni che scaturiscono dai documenti. Certamente Roario Crocetta saprà chiarire e arricchire i suoi programmi nelle prossime settimane e lo stesso farà l’UDC.

Rebus sic stantibus, bisogna concludere provvisoriamente che il Progetto Crocetta non appare molto diverso da quello dell’MPA (partito dei Siciliani) il quale ha tra l’altro dei vantaggi complementari di non poco conto. Innanzitutto una risorsa umana come l’Assessore Massimo Russo, della stessa formazione professionale di Crocetta, determinato anche lui a lottare le illegalità e le ingiustizie e con dei concreti risultati invidiabili di gestione regionale ben apprezzati a livello nazionale ed europeo nel settore della sanità e non solo. I due personaggi sono altrettanto validi e alternativi. Se Russo fosse anche lui un candidato indipendente non sarebbe meno capace di Crocetta nell’assicurare i risultati attesi.

L’MPA ha un’altra risorsa umana non meno importante rappresentata dall’Assessore Gaetano Armao, molto noto e apprezzato all’interno della conferenza Stato-Regioni; protagonista di importanti interventi giuridici e politici in difesa della autonomia siciliana e determinato a rivedere il patto di stabilità e a garantire un bilancio siciliano e un piano di sviluppo realista ed efficace. Piano la cui attuazione dipende in grandissima parte dell’appoggio che i nostri corregionali sapranno dare in fase elettorale. Il contributo dato dall’Ass. Armao al miglioramento delle condizioni dell’Isola non è inferiore a quello dato da altri Assessori.

Il PD siciliano ha preferito in questa ultima fase, l’alleanza con Rosario Crocetta abbandonando in parte l’MPA. Si può capire con il sopravvento assunto dalla politica gridata sui problemi reali. In realtà il progetto PD potrebbe essere realizzato sia con Crocetta che con l’MPA.

Una parola sul PDL e Miccichè: Mi appaiono come degli alieni approdati in terra di Sicilia. Attendono il beneplacito del Capo e non sono generati dalla costola della Madre Padre Sicilia. E’ il retaggio di quel 61 a zero che si è rivelato per l’Isola un autentico disastro.

Naturalmente si potrebbe continuare con altre annotazioni che comunque appiono marginali allo stato attuale nel nostro panorama siciliano.

In conclusione, esaminando i dati drammatici dell’economia e della occupazione e le alternative emerse fino ad ora, sembra emergere molto poco di nuovo a tal punto da chiederci se valesse proprio la pena realizzare delle elezioni anticipate.

Con l’augurio che alle ciancie si sotituisca un alto senso etico e di responsabilità e che alle opposizioni personali gravemente dannose si sostituisca l’elaborazione di progetti operativi di prima grandezza.

 

Enzo Coniglio

Da SiciliaInformazioni.com del 19/8/2012

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Banche dello scandalo Libor: “Banditi in doppiopetto gessato”

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Di Enzo Coniglio

 Non volevo credere ai miei occhi, ieri mattina alle sette, quando sfogliando il Sole 24 ore, mi sono imbattuto in un editoriale di prima pagina sul Liborgate, dal titolo: “Basta segreti sul mercato dei tassi”, firmato da Marco Onado, docente alla Bocconi, ordinario di Economia degli intermediari finanziari.

Mi sarei aspettato una disamina compassata su un tema di grande attualità come si conviene ad un docente bocconiano secondo lo stereotipo più accreditato. E invece cosa mi tocca di leggere in apertura di articolo? “Coloro che hanno piegato a proprio vantaggio il processo di formazione di un tasso [Libor] che riguarda oltre 500 mila miliardi di derivati, meritano ampiamente la qualifica di “banditi in doppiopetto gessato” o più semplicemente di “banksters” usata dal Commissario europeo Viviane Reding, ma anche da giornali che non possono essere considerati inclini al giustizialismo populista, come l’Economist”.

Come dire, che il Sole 24 ore si associa responsabilmente ai maggiori media internazionali per denunciare e mettere al bando quella finanza internazionale che opera impunemente ormai da troppi anni al di fuori delle pìù elementari regole dell’etica e della convivenza civile, adottando le regole della giungla e, pertanto, da autentici gangsters del settore bancario (da cui banksters), non solo in ambito Libor, come abbiamo costantemente denunciato anche in questo organo di stampa.

Esagerato? Nulla affatto se pensiamo sia ai sacrifici disumani che tale comportamento ha imposto a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, primi tra tutti, ai cugini Greci, sia ai guadagni stratosferici a vantaggio di gruppi speculativi. Basti pensare, ricorda Marco Onado che : “La spinta a truccare il meccanismo [del Libor e Euribor] era fortissima… Bastava modificare il livello del tasso di un basis point (un misero centesimo di punto percentuale) per ottenere un profitto di 2 milioni di sterline….Le pratiche manipolative risultavano tanto diffuse da far parte della cultura comune delle trading room… e sembrano basate sulla certezza di impunità non solo ai controlli interni ma anche a quelli delle autorità di vigilanza”.

Come dire, un sistema strutturalmente marcio in cui non è più sufficiente eliminare la classica singola pera maarcia per andare avanti: occorre cambiare le regole del sistema perchè marcio alla radice e opaco nella gestione.

Ma non è questo il solo settore critico che richiede interventi strutturali. L’altro settore non meno critico è quello delle agenzie di rating che hanno manipolato pesantemente la concessione dei rating e che presentano al loro interno dei conflitti di interesse non più accettabili. Ma la cosa più grave, è la loro capacità di distorcere le regole del mercato bancario, penalizzando chi offre credito alle imprese e alle famiglie e premiando le banche che effettuano interventi di tipo speculativo, come rilevato da Samuele Sorato, direttore generale della Banca Pololare di Vicenza in occasione del recente downgrading di alcun banche italiane da parte di S&P (Standard & Poor’s): “Faremo ricorso contro S&P, vogliamo capire con quali modalità agisce l’agenzia. Faccio notare che il taglio è arrivato via telefono . Nessun incontro, nessuna possibilità da parte nostra di spiegare cosa stiamo facendo per tamponare l’aumento dei prestiti in sofferenza. Ma ci si dimentica che nel nostro caso abbiamo aumentato gli impieghi dal 2008 a oggi di tre volte rispetto alla media del settore. Il paradosso è proprio questo: veniamo penalizzati perchè abbiamo dato credito all’economia del territorio. E in genere le banche commerciali vengono sfavorite rispetto alle grandi banche d’affari che fanno profitti con la finanza speculativa”.

Come dire, che è la speculazione a fare la parte da padrona e a snaturare le stessa funzione delle banche, con l’aiuto non rascurabile delle stesse agenzie di rating che mantengono il loro potere malgrado le gravissime criticità riscontrate e i processi in corso.

Ma l’economia non può essere innessun caso fondata sulla finanza speculativa!

Per non parlare del differenziale Bund – Btp di alcuni punti (200 -300) al di sopra di quanto suggerito dai fondamentali economici dei due Paesi con la conseguenza di peggiorare il nostro debito pubblico e ridurre notevolmente la competitività delle imprese italiane che rischiano di essere messe fuori mercato a tutto vantaggio di quelle tedesche che attirano così enormi capitali esterni a costi addirittura negativi,se si considera l’inflazione.

E potremmo continuare. L’intervento di Marco Onado ha dato la stura alla critica severa e non rinviabile del sistema finanziario che va profondamente rivisto unitamente al sistema che sta a fondamento dell’Euro e al progetto di integrazione dei Paesi che fanno parte dell’Unione Europea.

Ma c’è un punto che ci divide dall’analisi di Marco Onado secondo cui il sistema in fondo può essere modificato anche se con diverse difficoltà. A nostro avviso, invece va prima ribaltato nelle premesse e poi ricostruito su basi nuove. E il ribaltamento consiste nel riportare la finanza al suo ruolo naturale di “strumento” della crescita e della sviluppo economico entro regole certe e democraticamente stabilite. Attualmente si comporta come se fosse il “fine” degli interventi e delle operazioni mentre la persona umana e le società sono confinate a ruolo di “strumenti operativi”. Soltanto un ritorno ad un nuovo Umanesimo classico, cristiano e rinascimentale potrà realmente riprogettare con successo il mondo intero.

Ma questo è un altro discorso che merita ben altro spazio.

Una annotazione al margine. Mario Monti e Corrado Passera continuano a ripeterci che possiamo farcela ad uscire dalla crisi da soli. Alla luce di queste considerazioni, siamo convinti che non è possibile e che, anche se fosse possibile, non sarebbe opportuno perchè il costo da pagare sarebbe troppo alto oltre ad essere illogico mantenere intatto un sistema corrotto fino al midollo e noi Italiani, eroi in un modo marcio.

Assolutamente incompresibile, Presidente Monti.

 

Di Enzo Coniglio

Da ItaliaInformazioni dell’8/8/2012

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PALERMO: Consiglio e possibili scenari, ecco i futuri consiglieri

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A, A, A, A, F, G, G, G, M, R,.

Manca solo una sezione all’appello. Il comune di Palermo, dopo quasi tre giorni dalla chiusura delle urne, ha finalmente comunicato i dati definitivi delle preferenze di lista che stabiliranno chi entrerà a Sala delle Lapidi e chi no. E così adesso è possibile fare i conti, distribuendo i seggi ai partiti e tracciando i bilanci delle performance delle varie formazioni politiche.

Su tutto, però, pesa come un macigno un’incognita chiamata “premio di maggioranza”. Gli scenari possibili sono infatti tre. Il primo vede Leoluca Orlando vincente al ballottaggio: in questo caso alla lista dell’Idv (l’unica collegata ad Orlando ad aver superato la soglia di sbarramento) scatterebbero 30 consiglieri e i restanti 20 sarebbero divisi tra le restanti otto liste che hanno ottenuto più del 5%. Il secondo vede invece vincere Ferrandelli al secondo turno: in questo caso i 30 seggi andrebbero divisi fra Pd e Ora Palermo che avrebbero così la maggioranza assoluta a Palazzo delle Aquile. Infine, il terzo vede uno dei candidati vincente al ballottaggio ma con l’altro in grado, mediante l’apparentamento, di mettere insieme almeno il 50% dei voti validi: in questo caso niente premio di maggioranza e tutti i seggi verrebbero divisi col sistema proporzionale.

Grande confusione, quindi, ma soprattutto attesa. La legge parla chiaro: Ferrandelli ha sette giorni dalle elezioni per definire e ufficializzare gli eventuali apparentamenti tecnici. Una prospettiva intorno alla quale si stanno intrecciando febbrili trattative e dialoghi sotterranei fra gli otto partiti che vedrebbero così aumentare sensibilmente la propria rappresentanza in consiglio. Stando alle dichiarazioni ufficiali, sia Pd che Pdl sarebbero contrari anche se, a taccuini chiusi, in tanti ammettono che l’apparentamento sarebbe vicino più che mai.

Nel frattempo, è già possibile fare quattro conti e stabilire, per ognuno dei tre scenari, quanti seggi scatterebbero per le nove liste sopra il 5% e chi sarebbe eletto e chi no e chi invece è già sicuro dello scranno. Attenzione, però: gli scenari che tengono conto del premio di maggioranza potrebbero essere modificati da eventuali apparentamenti. Se insomma i candidati sindaci accettassero l’appoggio di altre liste e scattasse il premio di maggioranza, quest’ultimo andrebbe diviso tra tutte le liste che sostengono il vincitore, non solo fra quelle che l’hanno appoggiato al primo turno.

GLI ELETTI CERTI Sono 24 coloro che, conti alla mano, risulterebbero eletti in ognuno dei tre scenari possibili: quattro per l’Idv, tre per Udc, Pdl, Pd e Mpa, due per Ora Palermo, Amo Palermo, Cantiere popolare e Grande Sud. E nello specifico i dipietristi uscenti Totò Orlando, Alberto Mangano e Aurelio Scavone e la “rivelazione” Francesco Bertolino; i centristi Salvatore Finazzo della Sicurtransport, Giulio Cusumano e l’attuale consigliere della Terza circoscrizione Giovanni Lo Cascio; i pidiellini Giulio Tantillo (in quota Scoma) e Giuseppe Milazzo, fedelissimo di Diego Cammarata, e per una manciata di voti l’ex assessore Alessandro Anello vicino a Francesco Cascio, che supera all’ultimo Giovanni Melia. E ancora i democratici Teresa Piccione, fedelissima di Giuseppe Lupo, l’uscente Rosario Filoramo, vicino al deputato regionale Pino Apprendi, e la rivelazione Carlo Di Pisa, consigliere provinciale vicino a  Totò Cardinale; gli autonomisti Angelo Figuccia, Giovanni Geloso e l’uscente Mimmo Russo che all’ultimo supera di una trentina di voti Sonia Gangi; completano l’elenco Francesco Scarpinato e l’ex deputato Udeur Pino Faraone per la lista Amo Palermo, Edy Tamajo e Andrea Mineo per Grande Sud, Antonella Monastra e Fabrizio Ferrara per Ora Palermo e Felice Bruscia e Roberto Clemente per il Cantiere popolare.

 

Scenario 1: Orlando vince e ottiene il premio di maggioranza (clicca sull’immagine per ingrandirla)

PRIMO SCENARIO Orlando vince al ballottaggio e prende il premio di maggioranza. In questo caso, ecco come verrebbero ripartiti i seggi: 30 all’Idv, tre all’Mpa, tre al Pd, tre all’Udc, tre al Pdl, due ad Amo Palermo, due al Cantiere Popolare, due a Grande Sud e due a Ora Palermo.

E, preferenze alla mano, ecco chi entrerebbe in consiglio. Per l’Idv Totò Orlando, Alberto Mangano, Francesco Bertolino, gli uscenti Aurelio Scavone, Nadia Spallitta e Paolo Caracausi, il consigliere provinciale Luisa La Colla, Antonino Sala, Giuseppe Maniaci, Juan Diego Catalano Ugdulena, il consigliere provinciale Giuseppa Scafidi, l’uscente Salvatore Calò, Pietro La Commare, Serena Bonvissuto, Fausto Torta, Alessandra Veronese, Luigi Sanlorenzo, Giorgio Calì , Nicolò Galvano, Gaspare Lo Nigro, Orazio Giorgio La Corte, Filippo Occhipinti, Sandro Leonardi , Pia Provvidenza Tramontana, Maurizio Lombardo, il giornalista televisivo Massimo Pullara, Francesco Mazzola, Rita Giuseppina Vinci, Cosimo Pizzuto e Federica Aluzzo. In quota Pd Teresa Piccione, Rosario Filoramo e Carlo di Pisa. Per il Pdl gli uscenti Giulio Tantillo e Giuseppe Milazzo e l’ex assessore Alessandro Anello; per l’Mpa Angelo Figuccia, Giovanni Geloso e Mimmo Russo; per l’Udc Salvatore Finazzo, Giulio Cusumano e Giovanni Lo Cascio. A questi si aggiungono Francesco Scarpinato e Pino Faraone per la lista Amo Palermo, Edy Tamajo e Andrea Mineo per Grande Sud, Antonella Monastra e Fabrizio Ferrara per Ora Palermo e Felice Bruscia e Roberto Clemente per il Cantiere popolare.

 

Scenario 2: Ferrandelli vince e ottiene il premio di maggioranza (clicca sull’immagine per ingrandirla)

SECONDO SCENARIO Ferrandelli vince al ballottaggio e prende il premio di maggioranza. In questo caso così vengono ripartiti i seggi: 17 al Pd, 13 alla lista Ora Palermo, quattro all’Idv e al Pdl, tre a Mpa, Pdl e Udc, due a testa per Amo Palermo, Cantiere popolare e Grande Sud. E nello specifico per il Pd entrerebbero a Sala delle Lapidi Teresa Piccione, Rosario Filoramo, Carlo Di Pisa, Salvo Alotta, Vincenzo Tanania, Maurizio Pellegrino, Ninni Terminelli, Marco Scramuzza, Pino Mancuso, Francesco Palazzo, Milena Gentile, Alessandro Jeni, Massimiliano Lombardo, Francesco Giacalone, Roberta Tumbiolo, Nicolò Alia e Maurizio Orlando. La lista Ora Palermo eleggerebbe Antonella Monastra, Fabrizio Ferrara, Cesare Mattaliano, Ciro Ferrandelli, Sergio Mannara, Rosario Arcoleo, Leonardo Chiarello, Francesco Paolo Di Giovanni, Vito Restivo, Vincenzo Di Gaetano, Giuseppe Armanio, Francesco Todaro e Mario Caminita. E ancora per l’Idv Totò Orlando, Alberto Mangano, Francesco Bertolino e Aurelio Scavone; per il Pdl Giulio Tantillo, Giuseppe Milazzo, Alessandro Anello e Giovanni Melia; per l’Mpa Angelo Figuccia, Giovanni Geloso e Mimmo Russo; per l’Udc Salvatore Finazzo, Giulio Cusumano e Giovanni Lo Cascio; per Amo Palermo Francesco Scarpinato e Pino Faraone. E ancora Felice Bruscia e Roberto Clemente per il Cantiere Popolare e Edy Tamajo e Andrea Mineo per Grande Sud.

 

Scenario 3: il premio di maggioranza non viene assegnato (clicca sull’immagine per ingrandirla)

TERZO SCENARIO Non scatta il premio di maggioranza. Ecco come verrebbero ripartiti i seggi: otto all’Idv, sei a Udc, Pd, Pdl e Mpa, cinque a Ora Palermo e Amo Palermo e quattro per Cantiere popolare e Grande Sud. E nello specifico verrebbero eletti per l’Idv Totò Orlando, Alberto Mangano, Francesco Bertolino, Aurelio Scavone, Nadia Spallitta, Paolo Caracausi, Luisa La Colla e Antonino Sala; per l’Udc Salvatore Finazzo, Giulio Cusumano, Giovanni Lo Cascio, Pietro Polizzi, Franco Siino e Massimiliano Fiore; per il Pd Teresa Piccione, Rosario Filoramo, Carlo Di Pisa, Salvo Alotta, Vincenzo Tanania e Maurizio Pellegrino; per il Pdl Giulio Tantillo, Giuseppe Milazzo, Alessandro Anello, Giovanni Melia, Sebastiano Drago e Leopoldo Piampiano; per l’Mpa Angelo Figuccia, Giulio Cusumano, Mimmo Russo, Sonia Gangi, Pietro Garonna e Claudio Volante. E ancora per Ora Palermo Antonella Monastra, Fabrizio Ferrara, Cesare Mattaliano, Ciro Ferrandelli e Sergio Mannara; per Amo Palermo Francesco Scarpinato, Pino Faraone, Paolo Porzio, Totò Palma e Giampiero Lombardo; per il Cantiere popolare Felice Bruscia, Roberto Clemente, Giuseppe Bevilacqua e Pippo Enea; per Grande Sud Edy Tamajo, Andrea Mineo, Pino Federico e Sandro Terrani.

Di Roberto Immesi e Claudio Reale

Da Live Sicilia, 10 mag 2012

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E Massimo D’Alema rilancia: uniamo tutti i democratici…

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Il presidente della Fondazione ItalianiEuropei spiega che occorre costruire una prospettiva nuova e contesta chi nel Pd è fermo alla foto di Vasto

Il commento al voto di Massimo D’Alema è diverso da chi nel centrosinistra ha subito guardato al passato pensando di tornare al peggior bipolarismo e quindi sperare nella vittoria della cosiddetta “fotografia di Vasto”, ossia l’intesa tra Pd, Idv e Sel. No, D’Alema, intervistato dal Messaggero, pensa che non sia proprio quella la prospettiva per guardare oltre la crisi: «Dopo queste amministrative – spiega – bisogna che tutti si pongano il problema del governo del paese. Se procediamo verso una confusa disgregazione, ingaggiando un distruttivo gioco di veti, ci ritroveremo con un sistema politico in frantumi. Che non potrà che avere e non come fuoriuscita di emergenza bensì come soluzione obbligata un governo di tipo tecnico». Per il presidente della Fondazione ItalianiEuropei, invece, occorre e da subito costruire una prospettiva che non può prescindere da una collaborazione tra le forze eredi delle grandi tradizioni democratiche del paese: «Non c’è nessun altra ipotesi in campo: dunque – sollecita D’Alema – avviamo una riflessione sul modo di costruire questa prospettiva».
Che poi questa prospettiva significa non il trincerare il centrosinistra in un recinto di autosufficienza ma semmai di mettere insieme tutte le forse democratiche, responsabili e accomunate da un vero sentimento di patriottismo repubblicano e di alternativa alle spinte antipolitiche e populiste, D’Alema non lo nasconde: «A oggi – ricorda l’esponente del Pd – la città di Bari è governata da esponenti del centrosinistra insieme all’Udc. Stessa cosa accade a Foggia. Idem Brindisi. A Taranto ci sarà una ammnistrazione simile. La provioncia di Taranto propone il medesimo schema politico e così pure quella di Brindisi». E ancora, secondo D’Alema, se in verità il Terzo Polo non si è visto ovunque non è poi andata così male per il progetto di un soggetto alternativo al Pdl e al centrodestra: «In diverse realtà, a cominciare da Genova, al ballottaggio vanno loro e non il Pdl…».
In sostanza, è il succo del ragionamento di D’Alema, dando un’occhiata alla necessità del governo Monti e al tracollo pidiellino, non ci si può rinchiudere nei vecchi recinti di un bipolarismo che sta chiudendo la sua fase. «Bisogna supportare Monti – conclude – e contemporaneamente fare le cose necessarie pere dare credibilità al sistema politico».

Da Adesso, la politica in tempo reale

9 mag 2012

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