Ieri al Senato, nella prestigiosa Sala Nassiriya, si è tenuta una conferenza stampa per la presentazione del ddl per la regolamentazione del fenomeno della prostituzione d’iniziativa della Senatrice Maria Spilabotte prima firmataria, Di Valeria Fedeli vice presidente del Senato, dei Senatori Sergio Lo Giudice, Pasquale Sollo, Monica Cirinna’ e dulcis in fundo, ma non per ordine d’importanza, la Senatrice Alessandra Mussolini.
Quest’ultima, da sempre impegnata in “missioni difficili” come queste, ha tenuto a precisare che ha preferito unirsi a questo progetto piuttosto che firmare una legge sua. Unire le forze in questo caso e’ la cosa più saggia quando si tratta di una causa tanto importante, ma su un punto non transige: “quello che si deve fare è una legge che elimini tutto quello che c’è accanto o dentro la prostituzione: droga, mafia. Servirà non certo una schedatura, ma una sorta di sorveglianza sanitaria per difendere innanzitutto i familiari dei frequentatori delle prostitute”.
Lo Giudice ha aggiunto “sorveglianza si, ma su base volontaria!”
Il ddl è sostenuto anche dai due ex 5 Stelle Bencini e Battista.
Il giro della prostituzione in Italia conta circa 70mila operatrici, 9 milioni di clienti e, se adeguatamente regolamentato, potrebbe portare nelle casse del fisco italiano dai 5 ai 10 miliardi l’anno, come accade in altri paesi europei come la Germania, l’Olanda, la Svizzera.
Accanto ai membri del Senato, il professor Alessandro Bertirotti (Antropologo della Mente, consulente scientifico della Sen. Spilabotte) che ha spiegato le ragioni scientifiche ed antropologiche della sessualità umana. Con poche parole ha affascinato il pubblico presente spiegando che i comportamenti sessuali contengono modelli culturali molto precisi. Anche l’Amore si impara come i comportamenti sessuali, attraverso l’educazione e i modelli a cui ci si è riferiti nel corso della propria esistenza.
Nel tavolo della conferenza era presente anche Efe Bal, una signora transessuale che ha raccontato la sua storia molto toccante e il sogno di poter essere una cittadina italiana con una “professione” riconosciuta, con l’opportunità di pagare le tasse e la speranza di poter avere una vita normale come accade in altri paesi europei, dove una prostituta non è vista come una donna perduta e bandita dalla società, ma dove, se vuole, può anche cambiare vita, incontrare qualcuno e pensare di trasformare la sua esistenza.
Questo ddl mira ad aprire seriamente un dibattito su una questione spinosa, che resta in sospeso sin dalla chiusura di quelle “case” a 55 anni dalla legge Merlin e non si propone di riaprirle, bensì di “riconoscere i diritti di chi vuole esercitare liberamente la prostituzione e inasprire le pene per chi utilizza la prostituzione per il proprio arricchimento” ha detto la Spilabotte “il 61% degli italiani ritiene che la prostituzione vada regolamentata e di questi, l’81% che vada tassata”.
Solo in Germania, dove questa norma è già in vigore, l’entrata per l’erario è di oltre 6mld l’anno.
La proposta di legge mira a regolamentare la prostituzione: in sostanza ad ottenere il rilascio di un patentino, una certificazione di idoneità psicologica, l’iscrizione alla Camera di Commercio e l’inquadramento fiscale.
Valeria Fedeli ha detto “no ad approcci proibizionisti o alla non distinzione tra tratta e autodeterminazione”.
“L’intento è quello di limitare i danni apportati dalla tratta delle donne nel nostro Paese. Nel vulnus della mancata regolamentazione si inseriscono più di 60 cartelli malavitosi che della prostituzione fanno il proprio bancomat, le istituzioni devono intervenire per non rendersi conniventi” ha aggiunto la Spilabotte.
Sarà assolutamente necessaria la collaborazione dei sindaci: da questo primo confronto si è pensato di trovare dei luoghi dove poter consentire l’apertura di altre “case” o di appartamenti, ma che non siano vicini a parchi, scuole o luoghi frequentati da bambini. Prevista anche l’abolizione del reato di favoreggiamento per il proprietario di casa che affitta a una prostituta.
Di fatto sarà vietata la prostituzione in strada, sebbene, ha detto la Cirinnà, “a Roma tutti i sindaci hanno affrontato la questione come un problema di sicurezza, il modo più sbagliato”.
Vanessa Seffer