Il Goi, contrariamente ad altre obbedienze, ha deciso di comunicare anche attraverso i social. Questa scelta avviene in coerenza alle sempre più diffuse iniziative di apertura per fare conoscere anche ai non aderenti, i cosiddetti profani, ciò che è e vuole rappresentare nel Paese l’istituzione massonica?
Si, perché noi ci consideriamo uomini senza tempo ma nel tempo. Nel senso che siamo fedeli a valori tradizionali di libertà, uguaglianza e fratellanza che sono i nostri valori fondanti. Però siamo anche nel mondo e quindi bisogna interpretare i cambiamenti del mondo, senza essere schiavi di questi cambiamenti. È una linea anche complicata da seguire però ci proviamo, quindi il nostro sito internet è da anni molto aggiornato, in più la presenza sui social è significativa. Così come di recente sono stato alla Conferenza Mondiale dei Gran Maestri a Panama e anche molte altre Comunioni massoniche estere stanno seguendo questa linea.
Con tutti i rischi che comporta stare sul web, perché essere presenti ha i suoi aspetti positivi ma anche negativi. E’ sempre andato tutto liscio, non avete mai riscontrato aspetti negativi dalla vostra presenza in rete?
Finora tutto liscio, ci siamo e cerchiamo di essere attenti. Non bisogna esserne schiavi. Le nuove tecnologie devono servire a farci capire e conoscere di più al mondo che ci circonda. Se vogliamo abbattere certi pregiudizi bisogna spiegare chi siamo e che cosa facciamo, che è difficile, però bisogna provarci. E per spiegare chi siamo e che cosa facciamo bisogna utilizzare nuovi strumenti. In ogni fase della vita della Libera Muratorìa c’è stata l’attenzione al tempo che cambiava, anzi in tanti casi ci sono state avanguardie di massoni per i diritti, pensiamo alla scuola pubblica, alla legge sul divorzio, sono stati anticipatori in un certo senso.
Nel nostro Paese la Massoneria viene avvertita in una accezione negativa. Senza scomodare il ricordo degli innumerevoli eroi del Risorgimento e i Padri della Patria che erano affiliati alla Massoneria, cosa può dire il Gran Maestro del Goi a quanti vogliono cercare, senza alcuna preclusione, di conoscere il significato dell’essere massoni oggi?
Intanto di avvicinarsi a questo nostro mondo senza pregiudizi, ciò vuol dire vedere, cercare di conoscere, cercare di capire. In fondo noi siamo un luogo dove si fa educazione alla cittadinanza, nel senso che nelle Logge si parla uno alla volta e quindi c’è un dialogo, c’è una vocazione all’ascolto e credo che questo sia un modo di fare educazione alla cittadinanza. Perché oggi in tantissimi urlano e quindi vuol dire che questa manca, c’è la voglia di sopraffare l’altro, la voglia di non ascoltare.
Il paragone rischia di essere inadatto considerate le sofferenze del popolo ebreo a seguito delle atroci persecuzioni razziali ad opera del nazifascismo: tuttavia c’è chi vede un parallelo tra le persecuzioni di quel momento buio della storia ed il buio della ragione che sembra avere caratterizzato in parte l’azione della precedente commissione antimafia. Ritiene che sarà nuovamente tempo del Myosotis?
Spero di no, perché spero che il mondo capisca. Certo ci sono dei segnali che sono inquietanti, ormai sono tre anni che dico che quando comincia la persecuzione della Massoneria suona il campanello d’allarme per la democrazia. Successe nel 1925 quando il Parlamento approvò la legge firmata da Benito Mussolini e dal Ministro della Giustizia Alfredo Rocco, che dichiararono fuorilegge la Massoneria. Antonio Gramsci si oppose a questa legge, non perché fosse massone perché non lo era, ma dopo da lì ad un anno finirono le libertà di tutti, dei partiti, dei giornali. Quindi bisogna stare attenti, quando comincia la persecuzione della massoneria in certi casi, come la legge siciliana, una persecuzione vera e propria, suona un campanello d’allarme. C’è una poesia di un pastore luterano e teologo tedesco, Martin Niemoller, che durante un sermone disse “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Ecco, questa poesia bisogna tenerla bene in testa.
I Massoni amano definirsi gli uomini e le donne, del dubbio. In una società che vuole solo certezze ad ogni livello, non ritiene l’istituzione massonica antistorica?
No, non è antistorica perché sappiamo interpretare i cambiamenti del mondo, siamo fedeli ai nostri principi fondanti di libertà, uguaglianza e fratellanza, ma siamo attenti anche al mondo che cambia, quindi non siamo antistorici e lo dimostra che nonostante qualche aggressione di troppo il Grande Oriente d’Italia abbia una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale in tutte le province, 850 Logge che raccolgono 23000 fratelli. Un’attività consistente, sia di carattere interno che esterno. Il Tempio ha un passo sulla via, nel senso che è aperto al mondo, cioè non esiste un massone che sta chiuso nell’interno del tempio, fa lavori rituali anziché star fuori. Il massone è uno ed uno solo e lavorare per il bene dell’umanità vuol dire fare anche attività culturali, esterne, filantropiche. Noi ne facciamo tantissime in tutta Italia. Ma già il lavoro rituale come ho detto prima del parlare, dell’abituarsi al confronto, è già un’attività che fa bene all’umanità. C’è un prete, Padre Enzo Bianchi, che è stato Priore della Comunità di Bose, che dice una cosa molto bella che si adatta bene anche al pensiero dei Liberi Muratori “quarant’anni fa inaugurai la scuola per insegnare la Parola di Dio contenuta nella Bibbia. Oggi ci vorrebbe una scuola per insegnare a parlare, a dialogare, a confrontarsi”. Questo mi pare che noi lo facciamo: “abbassare i toni e alzare lo sguardo” come ha detto l’architetto Renzo Piano, a proposito della polemica sul ponte di Genova.
Le donne non possono chiedere di entrare nel Goi ovvero, come dicono i massoni, a loro è impedito di bussare all’Istituzione. Aiuta le lettrici a comprenderne le motivazioni autentiche?
Si, ci sono due ragioni fondamentali: innanzitutto noi ci consideriamo gli eredi dei costruttori delle cattedrali medievali che erano uomini e l’altro motivo è che il Grande Oriente d’Italia fa parte di un sistema internazionale di relazioni con altre duecento Comunioni massoniche dove non è prevista la presenza di donne, perché altrimenti ci sarebbe una irregolarità per questo sistema di relazioni. Quindi al momento non è in agenda un cambiamento del Dna del Grande Oriente d’Italia.
La Massoneria e i poveri. L’accusa che viene rivolta abitualmente è che la Massoneria ama fare opere di solidarietà nei confronti di chi versa in stato di bisogno per fare operazioni di facciata, una sorta di specchietto per le allodole per fare la parte dei buoni.
Credo che la premessa per far parte del Grande Oriente d’Italia sia di dover essere “buoni”, il che vuol dire non dare un calcio a chi ha bisogno. Se noi facciamo come diceva Mario Calvino, che era nostro fratello, padre dello scrittore Italo, che non era nostro fratello, “la Massoneria è una associazione che tutela il libero pensiero e cerca di fare del bene all’umanità e fare del bene all’umanità per il Libero Muratore è un dovere gradito”. Noi non è che facciamo opere di bene come specchietto per le allodole, le facciamo perché l’interruttore del nostro cuore è sempre acceso. Abbiamo fatto l’impianto di illuminazione del campo sportivo di Norcia anche superando ostacoli burocratici di varia natura, perché ci siamo sentiti di farlo. Abbiamo fatto ambulatori odontoiatrici, i nostri fratelli sono impegnati in associazioni di volontariato, ma questo rientra nel nostro essere massoni. In fondo, di aiutare gli altri è scritto nella promessa solenne che noi facciamo quando veniamo iniziati. E’ un dovere, ma è un dovere previsto anche dalla Costituzione italiana, all’articolo 2, che dice che bisogna adempiere ai doveri di solidarietà economica, politica, sociale, quindi ogni cittadino dovrebbe essere impegnato se rispetta la Costituzione della Repubblica come noi facciamo, ad aiutare gli altri, a rimuovere gli ostacoli. Anche questo è un altro articolo scritto nella nostra Costituzione, ostacoli che impediscono la crescita culturale e sociale delle persone.
Intrighi, complotti, giochi di potere. Vi accusano di tutto e di più. Se così stanno le cose, di che vi occupate nel tempo ridotto che vi avanza?
Nel poco tempo che ci avanza ci occupiamo del mondo, della nostra vita. Siamo esseri umani normali, forse diversamente normali. La sera andiamo in Loggia, indossiamo un grembiule, dei guanti bianchi, accendiamo le luci che rappresentano la Sapienza, la Forza e la Bellezza e da questo punto di vista siamo persone diversamente normali. Poi siamo cittadini nel mondo e del mondo, voglio sperare che non vengano posti limiti al fatto di poter andare al bar, in una biblioteca, a fare passeggiate. Spero almeno questo venga consentito ancora in futuro.
Lei ha scritto un libro “Storia dei rapporti fra Massoneria e Chiesa, da Clemente XII e Benedetto XVI”. Mi racconta qualcosa dei reali rapporti fra Massoneria e Chiesa Cattolica?
Ho provato a fare un racconto fino a Benedetto XVI perché scrissi nel 2008, quindi magari andrebbe aggiornato con Papa Francesco e la Chiesa Cattolica, ma sicuramente la scomunica del 1738 di Papa Clemente XII poi con modifiche varie è un passaggio importante. Ora la scomunica nel Codice di Diritto Canonico non c’è più. Ma c’è stata un’altra data importante quella del 20 settembre 1870 con la Breccia di Porta Pia che sicuramente ha inciso nei rapporti fra la Chiesa e la Massoneria, soprattutto in Italia. Però ci sono dei fatti rilevanti accaduti anche negli ultimi tempi, c’è stato un bell’articolo del Cardinale Gianfranco Ravasi pubblicato sul Sole 24 Ore nel 14 febbraio 2016, intitolato “Cari fratelli massoni”, dove diceva che nel variegato mondo massonico ci sono esperienze significative di rapporti di attività filantropiche, “al di là della diversa identità non mancano i valori comuni: di comunitarismo, beneficenza, lotta al materialismo, spiritualità”. Quindi aveva parole di apprezzamento per il nostro lavoro e questo è un fatto significativo perché il Cardinale Ravasi è uno degli esponenti della gerarchia ecclesiastica più noti, importanti, più rappresentativi. Poi, negli ultimi tempi, ho incontrato a Matera Don Paolo Renner, il Direttore dell’Istituto di Scienze Religiose di Bolzano, che ha parlato dei rapporti tra Chiesa Cattolica e Massoneria e poi vicino a Gubbio con il Priore di Fonte Avellana che è un camaldolese impegnato nel mondo, col quale abbiamo avviato un dialogo significativo. Poi anche a Castel del Monte con il responsabile del Centro del Consiglio Ecumenico della Comunità. Ci sono delle attività di dialogo in corso che noi facciamo, perché credo che i muri vadano superati. Lo dice sempre Papa Francesco e lo dico anch’io da molto tempo, da quando sono stato eletto. Bisogna abbattere i muri e costruire i ponti, i ponti uniscono.
@vanessaseffer