A proposito dell’orrenda violenza subìta da un’altra dottoressa tempo fa a Trecastagni, in provincia di Catania, era intervenuto qualche tempo fa il segretario nazionale della Cisl Medici, Biagio Papotto: “Quello che a noi preme far notare è che non possiamo prendercela solo con il Governo centrale. La scarsità di risorse economiche, infatti, è grave e reale, ma da sola non può bastare a chiudere il discorso. Questo consentirebbe a tutti i poteri intermedi di riposare tranquillamente sugli allori, e invece la Cisl Medici vuole chiarire che non lascerà correre alcunché. Non accetteremo alibi di alcun tipo da parte di tutte quelle figure decisionali, Regioni, assessori alla Sanità, direttori generali e amministratori vari, che potrebbero e dovrebbero fare di più, molto di più. Anzi: che dovevano e potevano aver già fatto molto di più. Non siamo affezionati all’idea di dotare ciascun presidio di un vigilante. Questo aumenterebbe di sicuro i costi per la collettività, ma se fosse il rimedio risolutivo, ben venga. Però diverse articolazioni degli orari, presenze più concentrate, soluzioni logistiche più centrali e visibili, tutto questo potrebbe costare davvero poco e mostrare che qualcuno si guadagna in modo degno lo stipendio che percepisce senza correre il rischio che una donna-medico conosce ogni giorno. Ci prepareremo a costituirci parte civile in ogni procedimento giudiziario che scaturisse dalla trascuratezza delle amministrazioni locali. Ora basta. Quando si dice che il medico dona la vita non si intende di perderla”.
Nello stesso ospedale di Crotone, lo scorso agosto, venne brutalmente picchiato un anestesista da un’intera famiglia, che riteneva non avesse fatto abbastanza per salvare la vita al loro ragazzo. La vicenda aveva suscitato molto sdegno da parte della comunità e nei giorni successivi l’ospedale aveva provveduto ad aumentare per un po’ la sorveglianza interna ed esterna, ma poi tutto è rientrato nella solita normalità.
@vanessaseffer