IL PREMIER TRA POPULISMO E INTELLETTUALISMO DIRIGISTA Monti come la luna: ha una faccia che tiene sempre nascosta

Di Enzo Coniglio

Il momento che stiamo vivendo merita di essere vissuto intensamente e con un profondo senso di resposabilità perchè dalle decisioni che verranno prese in questi mesi, dipenderà il futuro nostro e dei nostri figli.

Viverlo da spettatori e non da protagonisti, significa rinunciare definitivamente al nostro potere politico conquistato  dai nostri padri con il sangue e condannare in ultima analisi al suicidio politico noi stessi, i nostri figli e la nostra comunità. Seguire quindi le discussioni sullo scacchiere e capire la tessitura della tela, diventa l’impegno primario di un serio analista. Ma non basta, bisogna poi passare alle proposte e all’impegno diretto per realizzarle.

In altre parole, l’impegno politico sul campo, unitamente all’impegno di tradurre nei fatti le proprie idee, diventa il mestiere più importante dei prossimi mesi. Siamo grati a Siciliainformazioni.com e a Italiainformazioni.com per gli stimoli offerti in questa direzione e per lo spazio qualificato di dibattito democratico offerto.

Chiarito quindi l’approccio, passiamo ora ad analizzare alcuni fatti del giorno. Quello più importante e che troviamo su tutti i media del mondo, è la decisione della Banca Centrale Europea (BCE) di intervenire contro la speculazione che condiziona il differenziale dello spread tra i bond italiani e i bund tedeschi. Non si tratta certo di una partita di calcio: Germania contro Italia ma di qualche cosa di molto grave: stiamo pagando in Italia -come governo e come imprese, dal 2 al 3% di interessi in più rispetto a quello che avremmo dovuto pagare se avessimo potuto considerare esclusivamente i fondamentali della nostra economia, come ben ricordato questa settimana dalla Banca d’Italia. Circostanza questa che impedisce al sistema Italia di destinare dai 40 ai 60 miliardi di Euro alle attività produttive invece di destinarle alla speculazione internazionale.

E questo, caro Mario Monti, dobbiamo dirlo in maniera chiara, così come dobbiamo dire con altrettanta chiarezza, che tale differenziale rende non competitiva una grande azienda italiana che ha lo stesso valore economico di una azienda tedesca, in quanto quella tedesca può ottenere un credito ad un interesse del 2-3% in meno sul libero mercato dei capitali. per non citare il fatto che, in queste condizioni, molti capitali del Sud Europa si trasferiscono al nord permettendo così a quei Paesi di ottenere molta liquidità a costo zero o addirittura a valore negativo mentre nel sud Europa manca la liquidità e, quando la si ottiene, si ècostretti a pagare interessi proibitivi.

Tutto questo distrugge oggettivamente l’idea di Europa!

Il Sud povero finanzia il Nord ricco!

Quel buon senso che Iddio ha dato in gran quantità a ciascuno dei suoi figli, denominati persone umane – secondo quanto ci ricorda Cartesio – vorrebbe che noi fossimo in grado di condannare e impedire tout court la speculazione e riportassimo i valori alla normalità. Purtroppo questa elementare operazione non viene effettuata ed è per questo che Mario Draghi è stato costretto ad utilizzare il suo potere di Presidente della Banca Centrale Europea e mettere in azione delle misure anti speculative che non risolvono il problema ma lo limitano.

Naturalmente i colleghi tedeschi della Bundesbank – il cui obiettivo istituzionale primario è quello di non perdere il vantaggio accumulato e che non hanno certo come “missione” la solidarietà europea – si sono coerentemente opposti alle misure anti spread proposti, ma non poteva essere diversamente all’interno di quella logica. Non condividiamo ma comprendiamo.

Mario Draghi, da parte sua, ha fatto benissimo a far adottare le misure anti spread all’interno delle finalità istituzionali della Banca Centrale Europea (BCE) che sono quelle di promuovere l’Euro e la stabilità monetaria europea. Si tratta di un potere non sufficientemente esteso se paragonato a quello della Federal Reserve o della Bank of England e che certamente va esteso nei prossimi mesi. E’ stata comunque una decisione coraggiosa e non scontata che ha ricevuto  giustamente il plauso dei maggiori capi di stato e di governo del mondo. Ha confermato di essere quell’autentico “superMario” di cui l’Unione europea ha bisogno.

Grazie e complimenti a Mario il Dragoncello.

In questo contesto, la preoccupazione espressa da Mario Monti di un sentimento anti tedesco che serpeggia in Italia, appare del tutto illogica e fuor di luogo: riportiamo lo spread al 2%; evitiamo gli effetti negativi sulle imprese italiane e sull’economia reale; chiediamo alla stampa tedesca di evitare di fomentare i sentimenti anti italiani con degli elementi del tutto pretestuosi e tutto ritornerà normale.

Monti sembra preoccuparsi dell’effetto invece di ricordare e di proporre soluzioni alle cause, ben note e circostanziate. Non si tratta affatto di populismo ma di pura e semplice constatazione di fatti!

Ma c’è di più e di più preoccupante che cerchiamo di esporre con altrettanza semplicità e chiarezza. Gli interventi anti spread proposti da Mario Draghi – che consistono sostanzialmente nell’acquisto potenzialmente illimitato di titoli a breve (massimo tre anni), non vengono effettuati in maniera automatica ma devono essere richiesti dai singoli Stati che ne hanno bisogno e che sono disposti a sottoscrivere un accordo con il qualesi impegnano ad adottare “rigorose misure” di politica finanziaria.

Questa condizione ci appare “normale” se vuole essere un deterrente per quegli Stati che non intendessero mettersi sulla strada del risanamento e continuare a dilapidare le risorse. Ci appare invece anormale, perniciosa e inaccettabile, qualora tale ricetta riproponesse quella fallimentare e criminale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) denominata “ricetta del rigore” che assicura a chi la adotta un totale fallimento e un suicidio collettivo, come dimostra il caso Grecia il cui PIL si è ridotto di oltre il 6% e adesso la popolazione di quel Paese non ha neppure i fondi per pagare le spese sanitarie e i farmaci di prima necessità. Ma chi sono questi sapientoni del disastro? Tale politica va contrastata perchè favorisce ulteriormente la speculazione che dice di combattere, come sa benissimo la Signora Presidente Lagarde, responsabile in prima fila. Si tratta della ricetta “lacrime e sangue” adottata nella prima fase del governo Monti.

Ed è per questi timori che il governo spagnolo non vorrebbe chiedere l’intervento della BCE ed ha assolutamente ragione. Adesso bisogna continuare ad adottare tutta una lunga serie di interventi contro la speculazione finanziaria internazionale responsabile del disastro prodotto alla nostra società. Soprattutto dobbiamo ridimensionare drasticamente il ruolo della finanza in rapporto alla economia reale e soprattutto in rapporto alla persona umana che deve assolutamente riassumere il ruolo di fine e non certo di strumento.

Basti pensare alle criminali azioni compiute per anni dalle società di rating, dalle banche internazionali che riciclavano denaro delle centrali terroristiche e della droga mondiale, dalle grandi banche che regolavano il Libor e l’Euribor; ai titoli tossici; a l’uso improprio dei derivati, agli effetti negativi e devastanti degli Otc, ai puri giochi speculativi delle borse, allo scandalo inverosimile dei paradisi fiscali… e potremmo continuare.

Si tratta di distorsioni oggettive, gravissime, fuori di ogni controllo che hanno preso il posto di una sovranità nazionale perduta e di una sovranità europea non ancora realizzata.

Mario Monti è assolutamente bravo a far fare i compiti a casa da buon professore ma è come la luna: ha una faccia che tiene sempre nascosta. E questa faccia è la finanza internazionale capace di annullare e di fagocitare i sacrifici di milioni di persone.

Avremmo gradito che fosse Mario Monti e non soltanto la Merkel ad accusare i mercati di agire contro le nostre popolazioni. Che si organizzassero degli incontri durante i quali si affrontassero con grande coraggio e determinazione tali distorsioni oggettive e se ne indicassero le soluzioni.

E invece, senti, senti, l’ultima proposta di Mario Monti: organizzare un seminario sul pericolo rappresentato dai populismi e dai sentimenti anti tedeschi.

E no! Qui non ci siamo affatto. I populismi sono certamente un pericolo: lo sono sempre stati nella storia. al pari del pericolo anche maggiore rappresentato da un intellettualismo dirigista di chi si pone come “salvatore della patria” mentre nasconde le cause vere e profonde del disastro: una mezza luna, per intenderci.

Purtroppo le persone amano i dirigisti che possono controllare le masse e temono il populismo che scatena le masse. La soluzione, come sempre è nel mezzo che è rappresentato appunto dalla partecipazione attiva e responsabile di tutte le componenti culturali, sociali, economiche, finanziarie e religiose nel processo di gestione della ”res publica”. Il popolismo nasce dalle distorsioni degli opinion leaders e dei decision makers. Il popolo intuisce che qualcosa non va perchè vive tale disagio sulla sua pelle; ne ignora talvolta le cause profonde e i meccanismi che producono il disagio ma la loro reazione è comprensibile. Spetta al coro delle voci qualificate nei vari settori, analizzare, chiarire, proporre e attuare.  E’ questa una possibilità democratica e partecipata e competente.

Una seconda è affidarsi ad un “uomo della Provvidenza”. Ma questa soluzione storicamente è stata un fallimento al pari dei populismi. Se lo ricordino coloro che propongono i seminari contro il populismo e un Monti bis o un “superMarioMonti”.

Da SiciliaInformazioni del 9/9/2012

Ora dove va la Sicilia. Valeva la pena aprire una crisi di governo?

ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

 


di Enzo Coniglio

 

Il modo migliore per vivere infelice e in mezzo ai conflitti fino ad ottobre in Sicilia, è quello di impegnarsi ad analizzare la situazione politica attenendosi ai fatti certi e accertati e pubblicare i risultati in un quotidiano on line come Siciliainformazioni.com, dove i lettori possono interagire nel rispetto dell’etica professionale e dei valori morali inalienabili.

Ho qui di fronte montagne di ritagli stampa e interventi mediatici divisi per istituzioni e per argomenti. E’ come giocare a dama: i bianchi sono le istituzioni e i neri sono gli argomenti. E’ un bellissimo gioco che invito tutti voi a replicare.

Tra le istituzioni – candidati, la parte del leone la fa naturalmente Rosario Crocetta: candidato della prima ora, eurodeputato e magistrato, dinamico, onnipresente, con poco contraddittorio in rapporto al volume degli interventi, con un quotidiano importante, come “la Sicilia” che gli concede lo spazio per farsi conoscere e apprezzare. Occupa l’area di centro – centro-sinistra con l’alleanza dichiarata con il PD e l’UDC.

Il programma di governo di Rosario Crocetta? Nulla di nuovo e di originale, con due lacune importanti: l’assenza di un strategia di internazionalizzazione della Sicilia in ambito mediterraneo ed euromediterraneo che invece dovrebbe costituire il vero volano dello sviluppo nei prossimi quattro anni. La seconda lacuna è rappresentata da una inadeguata analisi della crisi finanziaria internazionale in cui risiede il nocciolo duro per la soluzione della crisi siciliana, oltre che italiana, europea e internazionale.

Esiste inoltre un’area grigia non meno perniciosa che riguarda l’area dell’autonomia intesa come ambito all’interno del quale elaborare un “piano-programma-progetti” che coniughi in maniera stringente e altamente professionale, l’individuazione degli Obiettivi da raggiungere in Sicilia; il reperimento delle Risorse finanziarie, economiche e umane e una “griglia” di impieghi coerenti e adeguati agli Obiettivi e alle Risorse. E’ assolutamente comprensibile che Rosario Crocetta consideri l’UDC fondamentale nella sua strategia presidenziale, ma non è detto che tale alleanza sia sicuramente positiva per lo sviluppo dell’Isola se non viene prima definito un preciso programma di sviluppo regionale.

Invece siamo tutti d’accordo quando Rosario Crocetta afferma all’indomani di Ferragosto: “Mentre La Sicilia affonda, tutti litigano. Di fronte alla grave crisi sociale, economica e morale che soffoca la Sicilia, bisognerebbe far prevalere il senso di responsabilità. Invece, mai come adesso la politica siciliana e’ stata divisa. Ciascuno pensa al 5% dello sbarramento e nessuno riflette sul fatto che dobbiamo risanare i conti, senza macelleria sociale, che dobbiamo sburocratizzare”. E in effetti, il precedente governo stava riuscendo in parte a sanare i conti, a sburocratizzare e ce l’avrebbe fatto se non fosse stato sottoposto al più pesante vilipendio senza giusta causa.

La causa della decadenza siciliana non è certo il governo Lombardo! E’ una autentica macelleria politica farlo apparire come tale, caro Crocetta. Nè tantomeno il nuovo Rinascimento da Lei evocato può essere realizzato da Lei o da qualche persona singola. Occorre un impegno corale di autentici professionisti che sottolinei ciò che ci unisce, che smorzi i toni e che ponga come punto essenziale strategico di partenza l’impegno a realizzare un serio e approfondito Umanesimo nella consapevolezza che non è pensabile alcuna forma di Rinascimento senza aver prima realizzato un Umanesimo di base.

Naturalmente le mie non sono critiche alla persona e al programma in sé; sono delle annotazioni che scaturiscono dai documenti. Certamente Roario Crocetta saprà chiarire e arricchire i suoi programmi nelle prossime settimane e lo stesso farà l’UDC.

Rebus sic stantibus, bisogna concludere provvisoriamente che il Progetto Crocetta non appare molto diverso da quello dell’MPA (partito dei Siciliani) il quale ha tra l’altro dei vantaggi complementari di non poco conto. Innanzitutto una risorsa umana come l’Assessore Massimo Russo, della stessa formazione professionale di Crocetta, determinato anche lui a lottare le illegalità e le ingiustizie e con dei concreti risultati invidiabili di gestione regionale ben apprezzati a livello nazionale ed europeo nel settore della sanità e non solo. I due personaggi sono altrettanto validi e alternativi. Se Russo fosse anche lui un candidato indipendente non sarebbe meno capace di Crocetta nell’assicurare i risultati attesi.

L’MPA ha un’altra risorsa umana non meno importante rappresentata dall’Assessore Gaetano Armao, molto noto e apprezzato all’interno della conferenza Stato-Regioni; protagonista di importanti interventi giuridici e politici in difesa della autonomia siciliana e determinato a rivedere il patto di stabilità e a garantire un bilancio siciliano e un piano di sviluppo realista ed efficace. Piano la cui attuazione dipende in grandissima parte dell’appoggio che i nostri corregionali sapranno dare in fase elettorale. Il contributo dato dall’Ass. Armao al miglioramento delle condizioni dell’Isola non è inferiore a quello dato da altri Assessori.

Il PD siciliano ha preferito in questa ultima fase, l’alleanza con Rosario Crocetta abbandonando in parte l’MPA. Si può capire con il sopravvento assunto dalla politica gridata sui problemi reali. In realtà il progetto PD potrebbe essere realizzato sia con Crocetta che con l’MPA.

Una parola sul PDL e Miccichè: Mi appaiono come degli alieni approdati in terra di Sicilia. Attendono il beneplacito del Capo e non sono generati dalla costola della Madre Padre Sicilia. E’ il retaggio di quel 61 a zero che si è rivelato per l’Isola un autentico disastro.

Naturalmente si potrebbe continuare con altre annotazioni che comunque appiono marginali allo stato attuale nel nostro panorama siciliano.

In conclusione, esaminando i dati drammatici dell’economia e della occupazione e le alternative emerse fino ad ora, sembra emergere molto poco di nuovo a tal punto da chiederci se valesse proprio la pena realizzare delle elezioni anticipate.

Con l’augurio che alle ciancie si sotituisca un alto senso etico e di responsabilità e che alle opposizioni personali gravemente dannose si sostituisca l’elaborazione di progetti operativi di prima grandezza.

 

Enzo Coniglio

Da SiciliaInformazioni.com del 19/8/2012

Banche dello scandalo Libor: “Banditi in doppiopetto gessato”

Di Enzo Coniglio

 Non volevo credere ai miei occhi, ieri mattina alle sette, quando sfogliando il Sole 24 ore, mi sono imbattuto in un editoriale di prima pagina sul Liborgate, dal titolo: “Basta segreti sul mercato dei tassi”, firmato da Marco Onado, docente alla Bocconi, ordinario di Economia degli intermediari finanziari.

Mi sarei aspettato una disamina compassata su un tema di grande attualità come si conviene ad un docente bocconiano secondo lo stereotipo più accreditato. E invece cosa mi tocca di leggere in apertura di articolo? “Coloro che hanno piegato a proprio vantaggio il processo di formazione di un tasso [Libor] che riguarda oltre 500 mila miliardi di derivati, meritano ampiamente la qualifica di “banditi in doppiopetto gessato” o più semplicemente di “banksters” usata dal Commissario europeo Viviane Reding, ma anche da giornali che non possono essere considerati inclini al giustizialismo populista, come l’Economist”.

Come dire, che il Sole 24 ore si associa responsabilmente ai maggiori media internazionali per denunciare e mettere al bando quella finanza internazionale che opera impunemente ormai da troppi anni al di fuori delle pìù elementari regole dell’etica e della convivenza civile, adottando le regole della giungla e, pertanto, da autentici gangsters del settore bancario (da cui banksters), non solo in ambito Libor, come abbiamo costantemente denunciato anche in questo organo di stampa.

Esagerato? Nulla affatto se pensiamo sia ai sacrifici disumani che tale comportamento ha imposto a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, primi tra tutti, ai cugini Greci, sia ai guadagni stratosferici a vantaggio di gruppi speculativi. Basti pensare, ricorda Marco Onado che : “La spinta a truccare il meccanismo [del Libor e Euribor] era fortissima… Bastava modificare il livello del tasso di un basis point (un misero centesimo di punto percentuale) per ottenere un profitto di 2 milioni di sterline….Le pratiche manipolative risultavano tanto diffuse da far parte della cultura comune delle trading room… e sembrano basate sulla certezza di impunità non solo ai controlli interni ma anche a quelli delle autorità di vigilanza”.

Come dire, un sistema strutturalmente marcio in cui non è più sufficiente eliminare la classica singola pera maarcia per andare avanti: occorre cambiare le regole del sistema perchè marcio alla radice e opaco nella gestione.

Ma non è questo il solo settore critico che richiede interventi strutturali. L’altro settore non meno critico è quello delle agenzie di rating che hanno manipolato pesantemente la concessione dei rating e che presentano al loro interno dei conflitti di interesse non più accettabili. Ma la cosa più grave, è la loro capacità di distorcere le regole del mercato bancario, penalizzando chi offre credito alle imprese e alle famiglie e premiando le banche che effettuano interventi di tipo speculativo, come rilevato da Samuele Sorato, direttore generale della Banca Pololare di Vicenza in occasione del recente downgrading di alcun banche italiane da parte di S&P (Standard & Poor’s): “Faremo ricorso contro S&P, vogliamo capire con quali modalità agisce l’agenzia. Faccio notare che il taglio è arrivato via telefono . Nessun incontro, nessuna possibilità da parte nostra di spiegare cosa stiamo facendo per tamponare l’aumento dei prestiti in sofferenza. Ma ci si dimentica che nel nostro caso abbiamo aumentato gli impieghi dal 2008 a oggi di tre volte rispetto alla media del settore. Il paradosso è proprio questo: veniamo penalizzati perchè abbiamo dato credito all’economia del territorio. E in genere le banche commerciali vengono sfavorite rispetto alle grandi banche d’affari che fanno profitti con la finanza speculativa”.

Come dire, che è la speculazione a fare la parte da padrona e a snaturare le stessa funzione delle banche, con l’aiuto non rascurabile delle stesse agenzie di rating che mantengono il loro potere malgrado le gravissime criticità riscontrate e i processi in corso.

Ma l’economia non può essere innessun caso fondata sulla finanza speculativa!

Per non parlare del differenziale Bund – Btp di alcuni punti (200 -300) al di sopra di quanto suggerito dai fondamentali economici dei due Paesi con la conseguenza di peggiorare il nostro debito pubblico e ridurre notevolmente la competitività delle imprese italiane che rischiano di essere messe fuori mercato a tutto vantaggio di quelle tedesche che attirano così enormi capitali esterni a costi addirittura negativi,se si considera l’inflazione.

E potremmo continuare. L’intervento di Marco Onado ha dato la stura alla critica severa e non rinviabile del sistema finanziario che va profondamente rivisto unitamente al sistema che sta a fondamento dell’Euro e al progetto di integrazione dei Paesi che fanno parte dell’Unione Europea.

Ma c’è un punto che ci divide dall’analisi di Marco Onado secondo cui il sistema in fondo può essere modificato anche se con diverse difficoltà. A nostro avviso, invece va prima ribaltato nelle premesse e poi ricostruito su basi nuove. E il ribaltamento consiste nel riportare la finanza al suo ruolo naturale di “strumento” della crescita e della sviluppo economico entro regole certe e democraticamente stabilite. Attualmente si comporta come se fosse il “fine” degli interventi e delle operazioni mentre la persona umana e le società sono confinate a ruolo di “strumenti operativi”. Soltanto un ritorno ad un nuovo Umanesimo classico, cristiano e rinascimentale potrà realmente riprogettare con successo il mondo intero.

Ma questo è un altro discorso che merita ben altro spazio.

Una annotazione al margine. Mario Monti e Corrado Passera continuano a ripeterci che possiamo farcela ad uscire dalla crisi da soli. Alla luce di queste considerazioni, siamo convinti che non è possibile e che, anche se fosse possibile, non sarebbe opportuno perchè il costo da pagare sarebbe troppo alto oltre ad essere illogico mantenere intatto un sistema corrotto fino al midollo e noi Italiani, eroi in un modo marcio.

Assolutamente incompresibile, Presidente Monti.

 

Di Enzo Coniglio

Da ItaliaInformazioni dell’8/8/2012

PALERMO: Consiglio e possibili scenari, ecco i futuri consiglieri

A, A, A, A, F, G, G, G, M, R,.

Manca solo una sezione all’appello. Il comune di Palermo, dopo quasi tre giorni dalla chiusura delle urne, ha finalmente comunicato i dati definitivi delle preferenze di lista che stabiliranno chi entrerà a Sala delle Lapidi e chi no. E così adesso è possibile fare i conti, distribuendo i seggi ai partiti e tracciando i bilanci delle performance delle varie formazioni politiche.

Su tutto, però, pesa come un macigno un’incognita chiamata “premio di maggioranza”. Gli scenari possibili sono infatti tre. Il primo vede Leoluca Orlando vincente al ballottaggio: in questo caso alla lista dell’Idv (l’unica collegata ad Orlando ad aver superato la soglia di sbarramento) scatterebbero 30 consiglieri e i restanti 20 sarebbero divisi tra le restanti otto liste che hanno ottenuto più del 5%. Il secondo vede invece vincere Ferrandelli al secondo turno: in questo caso i 30 seggi andrebbero divisi fra Pd e Ora Palermo che avrebbero così la maggioranza assoluta a Palazzo delle Aquile. Infine, il terzo vede uno dei candidati vincente al ballottaggio ma con l’altro in grado, mediante l’apparentamento, di mettere insieme almeno il 50% dei voti validi: in questo caso niente premio di maggioranza e tutti i seggi verrebbero divisi col sistema proporzionale.

Grande confusione, quindi, ma soprattutto attesa. La legge parla chiaro: Ferrandelli ha sette giorni dalle elezioni per definire e ufficializzare gli eventuali apparentamenti tecnici. Una prospettiva intorno alla quale si stanno intrecciando febbrili trattative e dialoghi sotterranei fra gli otto partiti che vedrebbero così aumentare sensibilmente la propria rappresentanza in consiglio. Stando alle dichiarazioni ufficiali, sia Pd che Pdl sarebbero contrari anche se, a taccuini chiusi, in tanti ammettono che l’apparentamento sarebbe vicino più che mai.

Nel frattempo, è già possibile fare quattro conti e stabilire, per ognuno dei tre scenari, quanti seggi scatterebbero per le nove liste sopra il 5% e chi sarebbe eletto e chi no e chi invece è già sicuro dello scranno. Attenzione, però: gli scenari che tengono conto del premio di maggioranza potrebbero essere modificati da eventuali apparentamenti. Se insomma i candidati sindaci accettassero l’appoggio di altre liste e scattasse il premio di maggioranza, quest’ultimo andrebbe diviso tra tutte le liste che sostengono il vincitore, non solo fra quelle che l’hanno appoggiato al primo turno.

GLI ELETTI CERTI Sono 24 coloro che, conti alla mano, risulterebbero eletti in ognuno dei tre scenari possibili: quattro per l’Idv, tre per Udc, Pdl, Pd e Mpa, due per Ora Palermo, Amo Palermo, Cantiere popolare e Grande Sud. E nello specifico i dipietristi uscenti Totò Orlando, Alberto Mangano e Aurelio Scavone e la “rivelazione” Francesco Bertolino; i centristi Salvatore Finazzo della Sicurtransport, Giulio Cusumano e l’attuale consigliere della Terza circoscrizione Giovanni Lo Cascio; i pidiellini Giulio Tantillo (in quota Scoma) e Giuseppe Milazzo, fedelissimo di Diego Cammarata, e per una manciata di voti l’ex assessore Alessandro Anello vicino a Francesco Cascio, che supera all’ultimo Giovanni Melia. E ancora i democratici Teresa Piccione, fedelissima di Giuseppe Lupo, l’uscente Rosario Filoramo, vicino al deputato regionale Pino Apprendi, e la rivelazione Carlo Di Pisa, consigliere provinciale vicino a  Totò Cardinale; gli autonomisti Angelo Figuccia, Giovanni Geloso e l’uscente Mimmo Russo che all’ultimo supera di una trentina di voti Sonia Gangi; completano l’elenco Francesco Scarpinato e l’ex deputato Udeur Pino Faraone per la lista Amo Palermo, Edy Tamajo e Andrea Mineo per Grande Sud, Antonella Monastra e Fabrizio Ferrara per Ora Palermo e Felice Bruscia e Roberto Clemente per il Cantiere popolare.

 

Scenario 1: Orlando vince e ottiene il premio di maggioranza (clicca sull’immagine per ingrandirla)

PRIMO SCENARIO Orlando vince al ballottaggio e prende il premio di maggioranza. In questo caso, ecco come verrebbero ripartiti i seggi: 30 all’Idv, tre all’Mpa, tre al Pd, tre all’Udc, tre al Pdl, due ad Amo Palermo, due al Cantiere Popolare, due a Grande Sud e due a Ora Palermo.

E, preferenze alla mano, ecco chi entrerebbe in consiglio. Per l’Idv Totò Orlando, Alberto Mangano, Francesco Bertolino, gli uscenti Aurelio Scavone, Nadia Spallitta e Paolo Caracausi, il consigliere provinciale Luisa La Colla, Antonino Sala, Giuseppe Maniaci, Juan Diego Catalano Ugdulena, il consigliere provinciale Giuseppa Scafidi, l’uscente Salvatore Calò, Pietro La Commare, Serena Bonvissuto, Fausto Torta, Alessandra Veronese, Luigi Sanlorenzo, Giorgio Calì , Nicolò Galvano, Gaspare Lo Nigro, Orazio Giorgio La Corte, Filippo Occhipinti, Sandro Leonardi , Pia Provvidenza Tramontana, Maurizio Lombardo, il giornalista televisivo Massimo Pullara, Francesco Mazzola, Rita Giuseppina Vinci, Cosimo Pizzuto e Federica Aluzzo. In quota Pd Teresa Piccione, Rosario Filoramo e Carlo di Pisa. Per il Pdl gli uscenti Giulio Tantillo e Giuseppe Milazzo e l’ex assessore Alessandro Anello; per l’Mpa Angelo Figuccia, Giovanni Geloso e Mimmo Russo; per l’Udc Salvatore Finazzo, Giulio Cusumano e Giovanni Lo Cascio. A questi si aggiungono Francesco Scarpinato e Pino Faraone per la lista Amo Palermo, Edy Tamajo e Andrea Mineo per Grande Sud, Antonella Monastra e Fabrizio Ferrara per Ora Palermo e Felice Bruscia e Roberto Clemente per il Cantiere popolare.

 

Scenario 2: Ferrandelli vince e ottiene il premio di maggioranza (clicca sull’immagine per ingrandirla)

SECONDO SCENARIO Ferrandelli vince al ballottaggio e prende il premio di maggioranza. In questo caso così vengono ripartiti i seggi: 17 al Pd, 13 alla lista Ora Palermo, quattro all’Idv e al Pdl, tre a Mpa, Pdl e Udc, due a testa per Amo Palermo, Cantiere popolare e Grande Sud. E nello specifico per il Pd entrerebbero a Sala delle Lapidi Teresa Piccione, Rosario Filoramo, Carlo Di Pisa, Salvo Alotta, Vincenzo Tanania, Maurizio Pellegrino, Ninni Terminelli, Marco Scramuzza, Pino Mancuso, Francesco Palazzo, Milena Gentile, Alessandro Jeni, Massimiliano Lombardo, Francesco Giacalone, Roberta Tumbiolo, Nicolò Alia e Maurizio Orlando. La lista Ora Palermo eleggerebbe Antonella Monastra, Fabrizio Ferrara, Cesare Mattaliano, Ciro Ferrandelli, Sergio Mannara, Rosario Arcoleo, Leonardo Chiarello, Francesco Paolo Di Giovanni, Vito Restivo, Vincenzo Di Gaetano, Giuseppe Armanio, Francesco Todaro e Mario Caminita. E ancora per l’Idv Totò Orlando, Alberto Mangano, Francesco Bertolino e Aurelio Scavone; per il Pdl Giulio Tantillo, Giuseppe Milazzo, Alessandro Anello e Giovanni Melia; per l’Mpa Angelo Figuccia, Giovanni Geloso e Mimmo Russo; per l’Udc Salvatore Finazzo, Giulio Cusumano e Giovanni Lo Cascio; per Amo Palermo Francesco Scarpinato e Pino Faraone. E ancora Felice Bruscia e Roberto Clemente per il Cantiere Popolare e Edy Tamajo e Andrea Mineo per Grande Sud.

 

Scenario 3: il premio di maggioranza non viene assegnato (clicca sull’immagine per ingrandirla)

TERZO SCENARIO Non scatta il premio di maggioranza. Ecco come verrebbero ripartiti i seggi: otto all’Idv, sei a Udc, Pd, Pdl e Mpa, cinque a Ora Palermo e Amo Palermo e quattro per Cantiere popolare e Grande Sud. E nello specifico verrebbero eletti per l’Idv Totò Orlando, Alberto Mangano, Francesco Bertolino, Aurelio Scavone, Nadia Spallitta, Paolo Caracausi, Luisa La Colla e Antonino Sala; per l’Udc Salvatore Finazzo, Giulio Cusumano, Giovanni Lo Cascio, Pietro Polizzi, Franco Siino e Massimiliano Fiore; per il Pd Teresa Piccione, Rosario Filoramo, Carlo Di Pisa, Salvo Alotta, Vincenzo Tanania e Maurizio Pellegrino; per il Pdl Giulio Tantillo, Giuseppe Milazzo, Alessandro Anello, Giovanni Melia, Sebastiano Drago e Leopoldo Piampiano; per l’Mpa Angelo Figuccia, Giulio Cusumano, Mimmo Russo, Sonia Gangi, Pietro Garonna e Claudio Volante. E ancora per Ora Palermo Antonella Monastra, Fabrizio Ferrara, Cesare Mattaliano, Ciro Ferrandelli e Sergio Mannara; per Amo Palermo Francesco Scarpinato, Pino Faraone, Paolo Porzio, Totò Palma e Giampiero Lombardo; per il Cantiere popolare Felice Bruscia, Roberto Clemente, Giuseppe Bevilacqua e Pippo Enea; per Grande Sud Edy Tamajo, Andrea Mineo, Pino Federico e Sandro Terrani.

Di Roberto Immesi e Claudio Reale

Da Live Sicilia, 10 mag 2012

E Massimo D’Alema rilancia: uniamo tutti i democratici…

Il presidente della Fondazione ItalianiEuropei spiega che occorre costruire una prospettiva nuova e contesta chi nel Pd è fermo alla foto di Vasto

Il commento al voto di Massimo D’Alema è diverso da chi nel centrosinistra ha subito guardato al passato pensando di tornare al peggior bipolarismo e quindi sperare nella vittoria della cosiddetta “fotografia di Vasto”, ossia l’intesa tra Pd, Idv e Sel. No, D’Alema, intervistato dal Messaggero, pensa che non sia proprio quella la prospettiva per guardare oltre la crisi: «Dopo queste amministrative – spiega – bisogna che tutti si pongano il problema del governo del paese. Se procediamo verso una confusa disgregazione, ingaggiando un distruttivo gioco di veti, ci ritroveremo con un sistema politico in frantumi. Che non potrà che avere e non come fuoriuscita di emergenza bensì come soluzione obbligata un governo di tipo tecnico». Per il presidente della Fondazione ItalianiEuropei, invece, occorre e da subito costruire una prospettiva che non può prescindere da una collaborazione tra le forze eredi delle grandi tradizioni democratiche del paese: «Non c’è nessun altra ipotesi in campo: dunque – sollecita D’Alema – avviamo una riflessione sul modo di costruire questa prospettiva».
Che poi questa prospettiva significa non il trincerare il centrosinistra in un recinto di autosufficienza ma semmai di mettere insieme tutte le forse democratiche, responsabili e accomunate da un vero sentimento di patriottismo repubblicano e di alternativa alle spinte antipolitiche e populiste, D’Alema non lo nasconde: «A oggi – ricorda l’esponente del Pd – la città di Bari è governata da esponenti del centrosinistra insieme all’Udc. Stessa cosa accade a Foggia. Idem Brindisi. A Taranto ci sarà una ammnistrazione simile. La provioncia di Taranto propone il medesimo schema politico e così pure quella di Brindisi». E ancora, secondo D’Alema, se in verità il Terzo Polo non si è visto ovunque non è poi andata così male per il progetto di un soggetto alternativo al Pdl e al centrodestra: «In diverse realtà, a cominciare da Genova, al ballottaggio vanno loro e non il Pdl…».
In sostanza, è il succo del ragionamento di D’Alema, dando un’occhiata alla necessità del governo Monti e al tracollo pidiellino, non ci si può rinchiudere nei vecchi recinti di un bipolarismo che sta chiudendo la sua fase. «Bisogna supportare Monti – conclude – e contemporaneamente fare le cose necessarie pere dare credibilità al sistema politico».

Da Adesso, la politica in tempo reale

9 mag 2012

DONNE E POLITICA: 1881-2012 PURTROPPO NULLA È CAMBIATO.

 di Annalisa Maregotto

Così scriveva allora Anna Maria Mozzoni, riconosciuta all’unanimità come una delle intellettuali italiane più famose all’estero, all’on. Zanardelli nel 1881:

 

Illustre signore,

L’uomo e la donna, voi affermate,  non sono chiamati agli stessi diritti e doveri, agli stessi lavori, alle stesse fatiche.

Chi ve lo ha detto on. Zanardelli? Qual Dio ve lo ha rivelato? Il contadino e la contadina non lavorano entrambi la terra? L’operaio e l’operaia non faticano entrambi pel pane quotidiano in mille modi diversi? Ii maestro e la maestra non insegnano tutti e due?  L’artista uomo e l’artista donna, lo scrittore e la scrittrice, il professionista e la professionista non compiono gli stessi offici? Che la generalità degli uomini si dia di preferenza a funzioni che vogliono la forza, e la generalità delle donne s’impieghi di preferenza in lavori di pazienza e di destrezza, altro non significa se non lo spontaneo apprezzamento della propria forza fisica; apprezzamento che ogni individuo fa per proprio conto e che nessuna legge può regolare.  Nelle funzioni nelle quali gli uomini si trovano soli, potete impugnare che non lo siano perché le donne ne furono escluse da leggi fatte dagli uomini? ..

 

Fa sorridere e rabbrividire al tempo stesso leggere le sue parole oggi e rendersi conto che nulla o troppo poco è cambiato, se ancora oggi stiamo qui a proporre la doppia preferenza di genere come un traguardo, rivendicandolo quasi in punta di piedi, sottovoce, quello che nessuno può impedirci di pretendere: gli stessi diritti.

Nulla o troppo poco è cambiato se ancora oggi tocca scorrere fino in fondo una lista dei candidati per trovarvi il nome di una donna, relegata, suo malgrado, al  ruolo di comprimaria anche dagli atteggiamenti fin troppo discutibili di alcune esponenti del “gentil sesso” che hanno finito per svilire  la Politica trasformandola in un esercizio di Burlesque, negando il giusto riconoscimento all’impegno di tutte quelle donne per cui la Politica è passione senza sottomissione, è partecipazione senza commissione.

Nulla o troppo poco è cambiato se oggi le donne del movimento “Se Non Ora Quando” prendono carta e penna per scrivere ai presidenti di partito, o quel che dei partiti rimane, per ribadire che non daranno il loro voto a chi non presenterà liste con il 50% delle donne tra i candidati.

Perché alle donne la Politica piace, ma hanno ben chiaro che Politica e Potere non devono continuare ad essere sinonimi e che la politica degli ultimi anni è stata gestita come un’azienda di cui servirsi, non da servire.

Anche per questo motivo chiedono che i partiti forniscano i profili dettagliati dei candidati, stanche di dover leggere di case comprate da questo o da quello “ a sua insaputa..”, di titoli di studio per corrispondenza, di nipoti acquisite o acquistate…

Perché alle donne la politica piace, ma non vogliono più accettare tassa senza rappresentanza.

Annalisa Maregotto

dal sito FLI ROMA

12 maggio 2012, ore 20-22, MARO’ LIBERI: famiglie La Torre e Girone in fiaccolata a Roma

Le famiglie LATORRE e GIRONE in Fiaccolata

12/05/2012 dalle ore 20:00 alle ore 22:00

In itinere, dalla Bocca della Verità a Piazza Santi Apostoli in Roma.

Si passa da Piazza Venezia. 

 

 

Dal 15 febbraio i nostri due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono detenuti illegalmente e ingiustamente nella prigione indiana di Trivandrum.

 

Da allora arrivano poche e scarne notizie sulla sorte dei “nostri” Uomini. Intanto i mesi sono passati e dalle lontane terre indiane non giunge nulla di confortante. La carcerazione preventiva viene, di volta in volta, prolungata e ai nostri Leoni viene negata la libertà di riabbracciare i propri cari.

Le famiglie di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone scendono in piazza per far sì che presto sia fatta chiarezza.

 

Noi italiani, fieri di essere tali, ci uniremo al loro fianco affinchè l’Italia non resti indifferente alla sorte dei due militari del Reggimento San Marco, che hanno giurato fedeltà alla Bandiera Italiana, servendola sempre e comunque, MALGRADO TUTTO! E’ giunta l’ora che due servitori della patria e padri di famiglia tornino a casa!

 

Il Gruppo Ufficiale “Ridateci i nostri Leoni”, creato sul Social Network Facebook, affiancherà le famiglie Latorre e Girone nella loro battaglia, sempre e comunque, augurandosi che tutti gli Italiani partecipino numerosi a questo Evento che si terrà in

 

Piazza Santi Apostoli di Roma il 12/05/2012 dalle ore 19:00 alle ore 21:00.

 

Tutti devono sapere che, né ieri né oggi né domani,

lascieremo soli i nostri due Leoni.

 

Carolina Latorre e Franca Latorre                                                Vania Ardito e Carmela Girone

(Sorelle di Massimiliano Latorre)                                                   (Moglie e Sorella di Salvatore Girone)

 

Giovanna Bongiorno scrive di Vanessa Seffer

 

Anni or sono, quando per la prima volta l’incontrai in Sicilia, mi chiesi con, incredula  perplessità , come mai una Donna adulta, con responsabilità familiari, dopo lunghi anni di assenza da questa terra solitamente non facile ed ingrata, decidesse di tornarvi.
Me lo chiesi, ma non lo chiesi a Vanessa Seffer che già, con il suo  entusiasmo coinvolgente, con la sua attenzione pragmatica alla soluzione dei problemi, mi aveva  precettato a fare parte del  ” Valore delle Piccole Cose “, l’Associazione da Lei creata e diffusa via web, che oggi conta ……….iscritti ed un ventaglio di attività sociali e culturali che, via via, sono diventate sempre più incisive nella disorganizzata lentezza della realtà palermitana, nella quale, bisogna purtroppo ammetterlo, mentre le istituzioni sovente non conoscono i problemi, a risolverli, più spesso, sono le associazioni di volontariato ed i privati di buona volontà.
Così, via via, ho conosciuto realtà drammatiche che, grazie a collaborazioni di straordinario volontariato e competenza, venivano risolte o quanto meno accompagnate verso soluzioni istituzionali, ho visto crescere il numero e la qualità di attività di formazione ed informazione sociale e culturale, che reputo importantissime e, tra queste,  quelle mirate ai giovani, in particolare a quelli delle 5 classi delle scuole superiori, quelli che  si accingono ad attraversare  la terra di mezzo che sta tra la scuola e le scelte di vita, che è la terra più insidiosa per il mondo giovanile.
Accanto a Vanessa Seffer ho scoperto un universo di meravigliosa dedizione umana e sociale,di straordinarie competenze individuali, una “gioia del fare” che non mi pareva facesse parte della mia frequenza con le consuetudini di questa città, sempre chiedendomi perché, questa Persona straordinaria avesse, malgrado tutte le proprie responsabilità personali e familiari, imboccato un percorso difficile, doloroso e persino insidioso come quello attraversato in questi anni, trascinando con passione, ad accompagnarla in quest’isola di concretezza che via via andava costruendo,cittadini entusiasti  ed amici .
Fatalmente, doveva accadere, che la politica, quella che ormai come un pugile suonato tenta di riprendere il proprio posto sul ring della vita civile, si accorgesse di Vanessa Seffer e delle sue collaudate capacità di impegno sociale e culturale. Fatalmente, sarebbe accaduto che in un momento così tragico per tutta la Nazione e la nostra città di Palermo in particolare, giungesse una chiamata all’impegno istituzionale, a quello che passa, appunto, attraverso la politica che, faticosamente, guarda al futuro.
Il Soldato Seffer ha accettato. Ed ha accettato perchè sa, per esperienza maturata sul campo, che un nuovo viaggio non consiste nel cercare nuove terre ma nell’attraversare quelle che abitiamo osservandole con occhi nuovi.

E noi saremo accanto a lei.

Giovanna Bongiorno