Luci ed ombre del contratto sanitario, convegno a Genova

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Il 21 febbraio la Cisl Medici a Genova per fare chiarezza sul nuovo Contratto e sul problema della carenza numerica dei medici.

 

Dopo oltre dieci anni a fine dicembre è stato firmato il Contratto della dirigenza medica e sanitaria 2016-2018 per i 130mila professionisti del Ssn.

Ma nei prossimi anni trovare un medico in Liguria e in tutto il Paese sarà come fare una caccia al tesoro. I nostri medici preparatissimi nel frattempo saranno andati all’estero dove vengono strapagati e noi italiani saremo costretti a rivolgerci ai medici stranieri per ovviare alle nostre carenze. Un quadro decisamente surreale che dimostra la “capacità” di programmazione dei nostri ultimi governi.

“Luci e ombre” dice nel titolo il Convegno organizzato a Genova il 21 febbraio il Segretario Generale della Cisl Medici Liguria, Dott.ssa Elisabetta Tassara, per mettere in chiaro le cose positive e quelle negative, del Contratto e l’annoso problema della carenza numerica dei medici.

Che cosa si ritiene negativo del Contratto?

Ciò che non è stato preso in considerazione, come le differenti carriere della dirigenza oppure al riconoscimento per certe professioni a rischio, come quello che viene fatto in Pronto Soccorso. Mancano i riconoscimenti dal punto di vista economico, è stato dato poco perchè il fondo permetteva questo, è stato stanziato poco per la Sanità. E si tratta di un contratto già scaduto e che deve essere già ridiscusso nel prossimo futuro.

E di positivo?

Si è previsto lo scatto dei vent’anni, visto che la carriera si è allungata tantissimo, quindi è previsto che ci sarà un adeguamento contrattuale. Prima l’ultimo scatto si fermava a quindici anni, siccome si pensa che dovremo lavorare probabilmente fino a quando saremo molto vecchi e si è predisposto lo scatto dei vent’anni. Sono aumentati poi sul fronte del disagio i compensi per le notti di 100 Euro per chi fa le notti di guardia normalmente e di 120 Euro per chi le fa in Pronto Soccorso, riconoscendo un pochino di disagio in più a chi lavora frontline, perchè è come andare in frontiera. Però si potrebbe fare di più, anzi molto di più. Comunque rispetto alla media europea siamo molto al di sotto e ci sono tanti motivi di discussione quindi. Ed è per questo che stiamo organizzando questo convegno aperto a tutti. Una discussione corale per capire in quale direzione migliorare per le nuove discussioni e cosa portare avanti perchè quello che vogliono le Regioni è spendere meno avere pochi medici e avere gli ospedali con noi che lavoriamo anche 50 ore a settimana. Però questa è una battaglia fra due fronti che la pensano in maniera completamente diversa. Coinvolgeremo coloro che influiscono sulle decisioni in merito a questi argomenti e sulla sanità ligure come il Dott. Quaglia e il Dott. Locatelli, rappresentanti della Regione Liguria, del Consiglio regionale, delle Direzioni generali, dell’Ordine dei medici, il Segretario generale della Cisl Medici Nazionale Biagio Papotto, tutti attori che fanno parte della Sanità, su un argomento scottante che è quello della carenza di personale, oltre che del contratto e come si pensa di risolvere.

Cosa pensa dell’assunzione degli specializzandi al terzo anno e del prolungamento a 70 anni dei medici in corsia?

Far lavorare chi ha superato i 42 anni di onorato servizio e arrivare fino a 70 anni a me sembra un po una sconfitta, noi ci battiamo anche per le pensioni. Ci sono persone che se la sentono ed hanno la fortuna di fare bene e vogliono continuare. Sicuramente da questo punto di vista non sono la soluzione del problema, nè una nè l’altra. Tra le due, se devo scegliere, preferisco l’assunzione dei giovani specializzandi, perchè anche noi come ospedale abbiamo la fortuna di avere specializzandi che frequentano il nostro reparto come altri e sono utilissimi, danno una mano in questo momento. Se uno potesse non solo partecipare alla loro formazione ma iniziare a fidelizzarli, perchè poi prendono e vanno via. Rispetto alla nostra generazione che non avevamo spazi lavorativi, io per andare a trovare lavoro sono dovuta uscire dalla mia Regione perchè non c’era spazio e non c’erano concorsi da anni ai miei tempi, sono andata a fare un concorso fuori Regione e sono rientrata dopo anni con la mobilità, questo per loro apre un fronte che li farà andare ovunque, se si pensa che ci stiamo svuotando, si calcolano seimila pensionati all’anno, nei prossimi cinque anni mancheranno trentamila medici dirigenti e l’Università non ha questi numeri, non ha questa formazione, perchè l’imbuto formativo con il numero chiuso dell’accesso in Medicina e il numero carente delle borse di formazione che è ancora peggio, perchè una volta che si laureano diecimila medici e mi metti l’imbuto formativo è la fine. In Liguria nei prossimi anni mancheranno 100 anestesisti, 100 pediatri, 100 medici di primo intervento in medicina d’urgenza PS; mancheranno chirurghi, ortopedici, questo per dare dei dati. Col nuovo contratto va affrontato questa challenge, una sfida che ci viene messa davanti sia come sindacalisti che come politici, come operatori e difensori del sistema e della professione salute.

@vanessaseffer

da DailyCases

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Brindisi, medici aggrediti durante intervento in sala operatoria

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Solo i nervi saldi dei medici hanno impedito una tragedia e presto la polizia è intervenuta dopo che i parenti di un paziente si erano introdotti in sala operatoria pretendendo di parlare con il primario. La grande preoccupazione del Segretario generale della Cisl Medici del Lazio, Dott. Luciano Cifaldi che da tempo chiede provvedimenti delle Autorità competenti

 

A Brindisi, nella notte fra il 30 e il 31 gennaio, un gruppo di persone ha aggredito il medico di guardia dell’ospedale Perrino e poi non soddisfatti, pretendendo la presenza del primario in quel momento impegnato in un intervento chirurgico, in spregio ad ogni principio di sicurezza, si sono introdotti in sala operatoria pretendendo un consulto con il professionista per il loro parente ricoverato, fermando l’intervento e i chirurghi che stavano operando un aneurisma dell’aorta. Solo i nervi saldi dei medici hanno impedito una tragedia e presto la polizia è intervenuta grazie alla prontezza di una guardia giurata, ma poteva finire molto male. Non è un film dell’orrore, è la realtà ed è accaduto in casa nostra, né in estremo Oriente, in Africa o chissà dove ci piacerebbe immaginarlo.

Siamo veramente alla frutta se in una sala operatoria possono introdursi degli estranei, nel bel mezzo di un intervento chirurgico, mentre chiunque di noi può essere sotto i ferri e aspettiamocelo a questo punto, non solo di notte ma a tutte le ore, pensando di poter aggredire i medici e il personale sanitario a piacimento. Descriviamo brevemente il blocco operatorio di un ospedale, luogo di cui fanno parte le sale operatorie, dove vengono effettivamente svolti gli interventi chirurgici. Un posto che non si ferma mai, vero centro di accoglienza, come il Pronto Soccorso italiano. Questi luoghi devono essere appositamente sterilizzati, hanno una stanza adibita al lavaggio e alla vestizione dell’equipe chirurgica. Vicino c’è una zona filtro, la sala del risveglio dei pazienti e altri spazi che necessitano per tutto il tempo necessario di una cosa sola, serenità, la più assoluta pace e tranquillità per svolgere uno dei compiti più delicati che si possano pensare: salvare delle vite umane.

Proprio qui, in un luogo che possiamo definire sacro, anche se non si curano le anime, forse, ma i corpi, abbiamo avuto l’ennesima prova della nostra vulnerabilità, l’ennesimo riscontro della solitudine dei medici e del personale sanitario. Parole, chiacchiere e tabacchiere di legno, ma pur sempre parole al vento. Qui di risultati ancora non se ne vedono. Ed è così che il Segretario generale della Cisl Medici del Lazio, Dott. Luciano Cifaldi ha commentato ed evidenziato i fatti accaduti a Brindisi visibilmente sconcertato e preoccupato: “Da molto tempo come Cisl Medici Lazio ci occupiamo di aggressioni ai medici e agli altri operatori sanitari e, personalmente, considerati tutti gli approfondimenti sul tema, pensavo di avere registrato nella mia mente episodi estremamente variegati e diversamente pericolosi. Ma la notizia che giunge da Brindisi, dove è stata interrotta l’intera equipe di sala operatoria, ha qualcosa di incredibile e di sconvolgente al tempo stesso”. Il Segretario della Cisl Medici Roma Capitale/Rieti Benedetto Magliozzi ha continuato: “La più fervida delle fantasie non sarebbe mai riuscita a prevedere che si potesse giungere a questo punto di degrado. È accaduto qualcosa di inimmaginabile che rappresenta uno specchio del degrado che sta vivendo la nostra società”. Il Segretario Cifaldi ha poi così concluso: “Stiamo freschi” si direbbe a Roma, se pensassimo di risolvere questo fenomeno solo con la prevenzione e gli strumenti della formazione e della comunicazione, qui si tratta di intervenire duramente, concretamente e nell’immediato. Ribadisco un concetto da me già espresso: non chiediamo derive autoritarie, ma è urgente che le Autorità non abbandonino alla deriva noi medici e tutti gli altri operatori”.

@vanessaseffer

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Formello e la sopraffazione dei più deboli: parla il procuratore Menditto

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Formello e la sopraffazione dei più deboli: parla il procuratore MendittoLa violenza contro le persone più deboli e indifese come i bambini, gli anziani, le donne, i malati, fa particolarmente rabbia, perché suscita sentimenti di indignazione e la necessità di sapere che c’è una giustizia che in qualche modo restituisca un poco di dignità alle offese, ai traumi, al dolore che è stato inflitto. Come è accaduto ancora nei mesi scorsi in una Scuola dell’infanzia di Formello, vicino Roma, dove numerosi bambini fra i 3 e i 5 anni sono stati presi per settimane a schiaffi, urla ed offese da due maestre, attualmente indagate e agli arresti domiciliari, cioè coloro che avrebbero dovuto contribuire alla loro formazione cognitiva e relazionale, che avrebbero dovuto stimolarne i sorrisi, l’apprendimento, la cura di sé, la voglia di giocare felici tutti insieme. Invece proprio da loro questi bambini sono stati traditi e violati. Il Gip del Tribunale di Tivoli ha accolto in tempi record la denuncia e la richiesta di applicazione della misura. Abbiamo chiesto al procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, chiarimenti su quanto accade nel territorio in merito a questo e ad altri casi di violenza contro chi non può difendersi.

I cittadini chiedono che le denunce siano accolte sempre in tempi brevi come in questo caso e certezza della pena, possibilmente “pene esemplari”.

Il caso di Formello è nato dalle denunce nei primi giorni di dicembre di alcuni attenti genitori che manifestavano dei sospetti sulla base dei comportamenti anomali dei loro piccoli, usavano improvvisamente parolacce, picchiavano le loro bambole, schiaffeggiavano i fratellini, usavano condotte violente durante il gioco a casa. Non possiamo rivelare il tipo di indagini svolte a seguito di questi sospetti, ma subito dopo la riapertura della scuola abbiamo iniziato le attività di intercettazione video e audio necessarie autorizzate dal Gip, intorno al 15 gennaio. Da lì abbiamo richiesto la misura cautelare. Ci siamo subito resi conto vedendo le immagini che c’erano dei comportamenti anomali. Prima ci siamo accertati che la prima maestra avesse questi comportamenti e poi che fosse coinvolta anche la seconda maestra. Abbiamo portato avanti l’attività di intercettazione ancora per diversi giorni e acquisito tutti gli elementi necessari per richiedere la misura cautelare e il Gip Aldo Morgigni ce l’ha data il 24 ore. L’abbiamo ricevuta la mattina ed eseguita nel pomeriggio del giorno stesso per evitare che accadesse a scuola e per dare il tempo alla preside della scuola di organizzarsi per coprire la classe e per il risalto della notizia. L’indagine in realtà è durata quindici giorni.

Tempi rapidissimi, questa è una cosa esemplare, come le pene che auspicano i cittadini. Come si fa ad ottenerle e a far smettere questo ciclo continuo di sofferenze inflitte ai più deboli: anziani, bambini, donne, questo è il clima del Paese in cui viviamo. Con lei abbiamo già affrontato il tema della violenza contro le donne, cosa suggerisce riguardo alla certezza della pena?

Noi abbiamo condotto uno studio statistico proprio nel circondario di Tivoli. Esistono studi nazionali dell’Istat, ma i nostri sono della Procura della Repubblica con l’Università di Torino, e abbiamo verificato che per i reati di maltrattamenti nell’85 per cento dei casi le vittime sono le donne. Quindi nella stessa percentuale gli indagati sono uomini. Poi c’è una percentuale di maltrattamenti ai danni dei bambini molto piccola e una percentuale di maltrattamenti molto piccola ai danni degli anziani. Queste le tre tipologie di persone maltrattate che abbiamo studiato e che corrispondono ai dati nazionali. Per i maltrattamenti dei bambini e degli anziani, gli indagati sono sia uomini che donne. Riguardo alle pene, essendo io pubblico ministero, per me va ripristinata la legalità. L’ideale sarebbe che il processo fosse veloce e che il primo obiettivo del processo fosse mettere in sicurezza le vittime, quindi applicare delle misure cautelari che consentano alla vittima di non subire più i maltrattamenti. Primo obiettivo dunque di noi Pubblici ministeri è intervenire velocemente, avere le denunce e mettere in sicurezza le vittime. Noi siamo il Pronto soccorso, per intenderci. C’è imposto anche dalle convenzioni internazionali, sia in favore delle donne, quella di Istanbul, sia in favore dei bambini, quella di Lanzarote. Dopo il processo deve essere rapido, non sempre abbiamo risorse umane e materiali in Tribunale per arrivare rapidamente ad una sentenza di condanna o assoluzione, perché tutti hanno diritto ad un processo. Riguardo alle pene esemplari do un dato oggettivo: i maltrattamenti erano puniti con una pena minima di 1anno e massima di 5 anni. Il legislatore poi ha aumentato la pena minima a 2 anni e la pena massima a 6 anni. Il legislatore con la legge sul Codice rosso aumenta ancora a 3 anni il minimo e a 7 anni il massimo. Questo chiarisce che secondo il legislatore le pene che sono inflitte dai giudici sono inadeguate. Alza i limiti perché verifica che le pene in concreto applicate dai giudici non corrispondono a quella che è la sensibilità sociale.

Ma il tema non è solo quello della pena che viene inflitta agli autori di questi reati di maltrattamenti e di stalking, è anche arrivare alla dissuasione della reiterazione del reato e assicurare una tutela complessiva della donna. Noi possiamo anche dare 5 anni di prigione, però una volta scontata la pena se la persona esce dal carcere e continua ad ossessionare o maltrattare la moglie non abbiamo raggiunto l’obiettivo. Quindi bisogna creare una serie di strumenti che anche dopo l’esecuzione della pena consentano di assicurare la tutela alla vittima. È quello che stiamo facendo alla Procura di Tivoli, adottando dopo la scarcerazione delle “misure di prevenzione”. Noi, mesi prima della scarcerazione, verifichiamo se questi condannati sono ancora pericolosi e se riteniamo che possono reiterare lo stalking, chiediamo la misura di prevenzione ed è loro imposto di nuovo il divieto di avvicinarsi alle parti offese.

Chi si comporta in questo modo nei confronti dei più deboli mette in conto il tempo che trascorrerà in carcere. Questo succede probabilmente anche per coloro che usano violenze contro i medici e gli operatori sanitari, un’altra moda che non tramonta come la zampa di elefante o il velluto a coste. Alcuni avvocati dicono di far pagare anche una pena pecuniaria come deterrente. Lei è d’accordo?

Se si sta immaginando una sanzione pecuniaria molto elevata, il senso di queste che noi registriamo in magistratura è che ci sono persone che non sono in grado di pagarle perché di solito non hanno un patrimonio. Negli Stati Uniti se non puoi pagare ed hai una pendenza con la legge, finché non hai estinto il debito, fai un lavoro socialmente utile e non ci sono alternative gentili. In Italia non è consentita questa soluzione, la Corte costituzionale non ce lo consente. Quindi ci vuole una pena adeguata e poi a queste persone penso debbano essere applicate delle misure che anche dopo l’esecuzione della pena le controllino, le misure di sicurezza o di prevenzione. In modo tale che la persona che commette questo tipo di reato sa di essere controllata per lungo tempo anche dopo e che se ripete quel tipo di condotta viene punita severamente. Serve un controllo continuo poiché si tratta di persone con un alto tasso di recidiva, un po’ come la criminalità organizzata. Chi partecipa ad un’associazione di stampo mafioso è probabile che ci rimarrà per un lungo tempo e anche dopo condanna e scarcerazione, continuerà a delinquere nello stesso modo. Probabilmente anche per questi reati ai danni dei medici e degli operatori sanitari, che sono in aumento e lo stiamo verificando, e per questo hanno bisogno di una tutela penale specifica e all’interno degli Istituti che sono previsti oggi, bisogna immaginare un’attenzione continua dello Stato per cui gli indagati non devono essere abbandonati ma devono essere controllati con delle misure che evitino la reiterazione del reato. Punterei più su questo, perché le sanzioni civili credo non possano dare i risultati sperati.

@vanessaseffer

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Lazio. “MEDICINA A KM 0” da domani sera…

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Tutto ciò che vogliamo sapere sulla Sanità italiana in 20 puntate su Lazio TV. Un programma condotto da Vanessa Seffer e prodotto dalla Cisl Medici Lazio

Parte domani sera domenica 26 gennaio la trasmissione televisiva “Medicina a Km 0 ” su Lazio TV, dalle ore 20.30 circa, sul canale 12 del digitale terrestre. Prodotta dalla Cisl Medici Lazio, le 20 puntate previste puntano a rispondere a tutto ciò che vorremmo sapere sulla Sanità italiana e soprattutto del Lazio, per approfondire alcuni temi scottanti quali la sicurezza negli ospedali, la carenza numerica dei medici, le aggressioni ai medici e al personale sanitario, le liste d’attesa, il welfare, le problematiche legate al SSN, gli errori giudiziari, le fake news, i problemi legati alla disabilità, alla depressione e al suicidio, allo sport-salute, all’emergenza in Pronto Soccorso e molto altro ancora.

Risponderanno ospiti illustri del sindacato della Cisl Medici Lazio, del mondo medico, politico e giornalistico ed interverranno personalità del mondo dello sport e dello spettacolo.

Il programma, condotto da Vanessa Seffer, viene trasmesso dagli Studi di Gold TV presso il Tecnopolo Tiburtino di Roma. La regia è di Giuseppe Morelli.

@vanessaseffer

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I fumi fanno male, bisogna vedere quali: parla Pagliari

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I fumi fanno male, bisogna vedere quali: parla Pagliari Scrive il Campidoglio: “Considerato il persistere a Roma degli elevati livelli di inquinamento da Pm10, rilevati dalla rete urbana di monitoraggio e validati dall’Arpa Lazio, e la previsione di perdurante criticità per i prossimi giorni, è stata disposta per domani (oggi, ndr), 17 gennaio, la limitazione alla circolazione veicolare privata nella Ztl. Fascia Verde. La limitazione riguarderà tutti i veicoli privati alimentati a gasolio che non potranno circolare nella Ztl. Fascia Verde di Roma in due fasce orarie. Nello specifico l’ordinanza sindacale stabilisce la limitazione della circolazione dalle ore 7.30 alle 10.30 e dalle ore 16.30 alle 20.30 per tutti gli autoveicoli diesel da Euro 3 fino a Euro 6”.

Tanto l’inquinamento non accenna a diminuire, caro Campidoglio, e noi per questo siamo andati a cercarci un vero esperto della questione, nel caso servissero consigli utili a qualcuno e non si sapesse bene a chi rivolgersi. Abbiamo chiesto ad Enrico Pagliari, ingegnere dei trasporti, specializzato in pianificazione della mobilità e coordinatore dell’area tecnica dell’Aci, se questi blocchi del traffico possono servire a qualcosa: “Questi blocchi non sono scientificamente né tecnicamente giustificabili – spiega Pagliari – perché c’è stato un grosso progresso tecnologico delle auto soprattutto gli Euro delle ultime generazioni, i 6 e anche i 6 di prima e di seconda generazione. Quelle in vendita adesso sono gli ultimi modelli ed è dimostrato da prove concrete, dal progetto Green Ncap per i consumi e le emissioni dei veicoli. Un cugino di Euro Ncap che dà le stelle sulla sicurezza delle auto, che dopo una serie di test oggettivi indipendenti dal costruttore, da 5 stelle se il veicolo è sicuro, una stella se ci sono grossi problemi. Dallo scorso anno, sempre in quell’ambito, Aci è coinvolta direttamente perché è un socio del consorzio, sia di Euro Ncap che di Green Ncap, facciamo una serie di prove più severe di quelle delle normali omologazioni e indipendenti dai costruttori perché un organismo a sé stante, e diamo le stelle alla sostenibilità del veicolo, dando un giudizio complessivo e due sottogiudizi, uno relativo alle emissioni, quindi quanto inquina il veicolo e secondo l’efficienza se c’è un discorso di contenimento energetico. I diesel Euro 6 di seconda generazione vanno fuori scala, non emettono niente come si dice ingegneristicamente. Addirittura hanno emissioni confrontabili con i veicoli elettrici”.

Non c’è proprio nessuna forma di emissione?

Solo il rotolamento dello pneumatico sull’asfalto o la frenata con i freni a disco che emette delle polveri sottili che hanno sia il veicolo elettrico che quello alimentato tradizionalmente a benzina o diesel che sia. Le emissioni di un diesel come quello della Mercedes Gla hanno preso voti altissimi, paragonabili a quelli della Nissan Leaf completamente elettrica.

Quando è avvenuto il vero cambiamento negli anni per le nostre autovetture in termini di sostenibilità?

Il grosso salto tecnologico è avvenuto tra “Euro 3” e “Euro 4” dove c’è stato, se andiamo a vedere le tabelle di emissione da legge, sin dall’Euro 3 fino ad una riduzione di un 50 per cento di tutti gli inquinanti dal CO2 al NOX, alle polveri sottili. Allora come Aci, forti del discorso che il parco auto italiano purtroppo è vecchio, tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 11 anni e 4 mesi circa dati del primo gennaio 2019, lo vediamo dai nostri archivi poiché gestiamo il pubblico registro automobilistico che è un database con tutti i veicoli in circolazione in Italia e da questo emerge questa età delle autovetture che è più alta della media europea che è intorno ai 9 anni e la nostra è in invecchiamento come la nostra popolazione. Dal 2010, siamo passati da un’età media di 8 anni e qualche mese a più di 11 anni, l’ultimo dato acquisito. In questo parco auto ben il 35 per cento circa, più di un’auto su tre, è “Euro 0, 1, 2 o 3”. Quelle inquinano. Allora, piuttosto che andare a penalizzare le auto nuove, magari del signore che si è appena comprato la macchina con tanti sacrifici, un “Euro 6”, e che si vede bloccato il suo veicolo e ridotta anche la valenza economica del suo investimento, concentriamo su questo 35 per cento. Invece, con questo provvedimento si criminalizza il diesel, invece sicuramente un “Euro 4” se andiamo a vedere le tabelle inquina di più. Aggiungiamo poi che un veicolo nuovo è mantenuto meglio di un veicolo vecchio e sicuramente ha un rendimento in termini di emissioni migliore.

Nessuno più penserà di comprarsi un’auto nuova, a cosa serve fare il sacrificio di un prestito a lunga scadenza, già quando una macchina esce dal negozio perde una buona fetta del suo valore e in più va incontro a questi problemi inaspettati.

Certamente, con questi provvedimenti si ottengono gli effetti contrari, andrebbe rinnovato il parco auto ma così perché nessuno poi compra più una macchina nuova? Quindi rimaniamo con le macchine vecchie e seguitiamo a inquinare di più, non trascurando poi il discorso sulla sicurezza, perché il veicolo vecchio è anche più insicuro di quello nuovo. Abbiamo i nostri dati statistici che ci dicono che il conducente di un’auto di 11 anni o comunque di un’auto vecchia, ha una probabilità in caso di incidente rispetto ad un’auto nuova, di rimanere gravemente ferito o peggio rimanere morto, 5 volte superiore, quindi altro che sostenibilità.

Sembra poi che ad inquinare siano solo le automobili.

Bisogna agire in più direzioni, non si può quindi prescindere dal dire oggi chiudo e tutto il resto? Aria condizionata, riscaldamento, produzione di energia elettrica che viene prodotta con i fossili soprattutto in Italia e nella zona centrale, andrebbero presi provvedimenti anche sul traffico. Chiudere al traffico senza dare soluzioni alternative è un placebo, infatti in questi giorni sembra che nonostante il blocco sia aumentata la concentrazione delle polveri sottili, quindi non si è risolta la causa primaria. Sul traffico andrebbe fatta una pianificazione efficace, siamo d’accordo che ci sono troppe auto, ma non è che risolviamo il problema del traffico trasformando tutto il parco dall’oggi al domani in elettrico, non abbiamo risolto il problema delle congestioni. Andrebbe fatto un serio discorso organico di pianificazione verso forme di mobilità più sostenibili, dall’incentivare le percorrenze pedonali, incentivare l’uso delle biciclette, a limite con le opportune accortezze anche le nuove forme di mobilità microelettrica, ma soprattutto rafforzare il trasporto pubblico. Allora in un quadro organico di piano urbano dalla mobilità sostenibile dove ci sono veri e importanti interventi allora in quel caso posso paradossalmente arrivare a dire in alcune zone della città non passano più auto. Ci si sposta con queste altre modalità. Trovo più coerente un discorso programmatorio, pianificatorio che da anni non si vede, non fa parte dei cromosomi italiani che vivono sempre nell’emergenza, ma certe cose in realtà dovremmo pianificarle, programmarle per tempo. Poi ci tengo a dire riguardo alla nostra tipica incapacità di programmare per tempo i cambiamenti che questo avrebbe delle importanti ricadute economiche sulla nostra società. In Italia parecchia economia dipende dall’automotive, da tutto l’indotto. Non abbiamo più una casa costruttrice primaria, ma facciamo i freni per tutte le case costruttrici del mondo, i clacson, le tappezzerie, e così via. Il 90 per cento dei freni vengono da un’azienda di Bergamo, lo stesso i clacson che usa la Mercedes o una marca americana vengono da una fabbrica italiana, quindi c’è un indotto che andrebbe salvaguardato, andrebbero dati loro dei tempi per riconvertirsi e non agire di punto in bianco perché ci sono anche qui in gioco dei posti di lavoro.

@vanessaseffer

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