Il venerdì nero dei medici

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Il venerdì nero dei mediciTemevamo un momento come questo in cui medici, anestesisti e dirigenti sanitari di tutte le regioni e in ogni capoluogo d’Italia avrebbero incrociato le braccia. Accade oggi, giornata in cui è stata organizzata una manifestazione unitaria per 24 ore, così come accade per i trasporti urbani ed extraurbani (metropolitane, bus, treni, aerei) quando ci bloccano il Paese. Ma questa è ben altra cosa. Cosa succede se ci sentiamo male, se abbiamo un incidente e ci portano al Pronto soccorso? Se accade a nostro figlio che va in moto, se succede a nostra madre che ha 80 anni? Le urgenze saranno come sempre garantite.

Oltre 40mila interventi chirurgici oggi saranno rinviati per la vasta partecipazione degli anestesisti prevista e il probabile blocco delle sale operatorie e lo stesso per diverse centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche. Bloccata anche l’attività veterinaria. Sarà assicurata solo l’attività del Pronto soccorso in urgenza.

Alla protesta aderiscono tutte le principali sigle sindacali di categoria, incluse le maggiori Anaao, Aaroi, Cimo, Fp Cgil Medici e Cisl Medici. “Partecipiamo allo sciopero in maniera convinta – ha dichiarato Biagio Papotto, segretario generale della Cisl Medici – perché neanche questo Governo ha messo tra le priorità dell’agenda la sanità. Non c’è il giusto finanziamento del Servizio sanitario nazionale, il contratto collettivo nazionale è fermo da 10 anni e non si capisce di chi sono le responsabilità per la mancata conclusione. Il contratto 2019-2012 non è stato finanziato adeguatamente”.

Diverse dunque le motivazioni della protesta, a partire dall’insufficienza del finanziamento previsto per il Fondo Sanitario Nazionale 2019 in relazione alla garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e agli investimenti nel patrimonio edilizio sanitario e tecnologico. Ma non ci sono sufficienti risorse anche per l’assunzione del personale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria. Inoltre, sono scarse le risorse assegnate al finanziamento dei contratti di lavoro. I ritardi amministrativi nei processi di stabilizzazione del precariato nel settore sanitario sono motivo di rossore per il nostro Paese. I contratti sono fermi da 10 anni, gli stipendi idem, la libera professione che non tutti riescono o non vogliono o possono praticare, serve a sopperire questo gap, quindi va sistemata la situazione, altrimenti è solo un cane che si morde la coda.

La carenza di organico nel 91 per cento degli ospedali, da un sondaggio fatto su un numero significativo di ospedali pubblici italiani, specialmente nei turni di notte, significa che la sicurezza dei pazienti è a rischio. Rischi di chiusure per i continui tagli, i risparmi (di chi?) e l’impossibilità di introdurre nuovi contratti di formazione specialistiche post laurea, perché troppo poche le borse rispetto agli stessi laureati. Ciò comporterà nei prossimi anni una sparizione di diverse figure specialistiche, a meno che non dovremo importarle dall’estero, come accaduto anni fa con gli infermieri a discapito della eventuale formazione. Invece, noi formiamo i nostri giovani, che ci costano centinaia di migliaia di euro pro capite, e questi poi non trovando collocazione vanno all’estero. Un dono che facciamo ad altri Paesi che si ritrovano un patrimonio unico a costo zero.

La mobilitazione di oggi è un urlo di dolore dell’intera categoria medica, ma anche un alert per i cittadini italiani che corrono un rischio gravissimo, di vedere compromesso uno dei motivi d’orgoglio più grandi che abbiamo: il Paese Italia è fra i primi tre al mondo in cui si vive più a lungo, si viene curati meglio, gratuitamente, anche se sei straniero e non hai documenti, se non hai soldi e un lavoro, se hai perso la memoria e pure se hai commesso un reato. Hai diritto comunque alle cure e non ti inviano il conto a casa come in altri Paesi. Vieni curato al massimo delle possibilità con il meglio delle tecnologie disponibili. Questo succede, nonostante tutto, in Italia!

@vanessaseffer

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