Week-end “mortali”, l’analisi di Bertazzoni

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Tre studi degli anni Settanta di ricercatori americani, inglesi e australiani riportavano di aver osservato una maggiore mortalità dei neonati negli ospedali nei week-end. Nel 2001 altri due autori canadesi hanno dimostrato una maggiore mortalità nei week-end di persone di tutte le età rispetto alla settimana, analizzando 23 su 100 principali cause di morte. In seguito, un nuovo studio del 2010 di ricercatori inglesi ha confermato un 10 per cento di mortalità in più rispetto alla settimana e poi ancora, nel 2012, sempre in Inghilterra, venne dimostrato un 11 per cento in più di mortalità il sabato e del 16 per cento la domenica. Si è allora cercato di capire quali fossero i motivi di questi decessi e hanno trovato con un ultimo lavoro del 2016 pubblicato sulla rivista “Lancet”, in cui si è analizzato il supporto degli specialisti in 115 ospedali per acuti tra il mercoledì e la domenica, che la mortalità era aumentata del 10 per cento. I ricercatori dicono che c’è almeno un 50 per cento dell’attenzione in meno dello specialista nel week-end rispetto alla settimana. Tuttavia ci sono un po’ di limitazioni perché non tutto lo staff ha risposto alle domande e poi lo studio non considera la disponibilità di giovani dottori e infermieri.

Ma un altro lavoro sempre del 2016 ha considerato la mortalità nelle Stroke Unit (Unità di terapia neurovascolare) e ha riscontrato ancora che c’è una mortalità più alta del 26 per cento nel week-end che durante la settimana, anche se la mortalità tra l’ammissione nell’ospedale e ai 30 giorni all’interno di esso è la stessa. Ancora da quest’ultimo studio si rileva che i pazienti ammessi in ospedale durante la notte morivano di più di quelli accettati durante il giorno, probabilmente perché le linee guida seguite erano differenti che per gli altri. Mentre che per le morti per cause accidentali, quelle che avvenivano perché mandati dai medici di famiglia, la mortalità era più alta del 21 per cento. Per cui è possibile che venissero mandati in ospedale i pazienti più gravi. Allora, è la tipologia del malato o la tipologia del servizio, della qualità, il problema? Comunque sia, il problema esiste. E qualcuno deve occuparsene. In Italia il problema c’è e non se ne parla, oppure la nostra Sanità è impeccabile? Probabilmente non è stato fatto nessun tipo di studio in tal senso, nessuno se n’è preoccupato, quindi sembra che non ci siano dati a riguardo. Dobbiamo forse aspettare che siano altri a dircelo o per una volta potremmo essere noi ad accorgerci che qualcosa non va e metterci al riparo?

Aneddoti ce ne sono tanti: la qualità delle cure nel fine settimana potrebbe essere più scarsa, bisogna guardare alla tipologia del malato, allo staff e a quanto sia preparato alle emergenze, all’igiene dell’ospedale, ai posti letto, il pubblico, il privato e così via. Perché le soluzioni, indipendentemente dalle cause, siccome hanno dei costi aggiuntivi, vanno analizzate come un fenomeno politico e sociale. Bisogna sforzarsi di capirlo e indirizzare le risorse in una certa direzione. Il ministero della Salute non ha un servizio ad hoc di sorveglianza e ci vorrebbe in supporto un servizio di medicina preventiva. Abbiamo interrogato su questo il professor Giuliano Bertazzoni, direttore della Uoc di Medicina d’Urgenza del Policlinico Umberto I di Roma.

È arrivato il gran caldo e gli italiani stanno per andare tutti in vacanza. Ci dobbiamo preoccupare per ciò che può accadere nelle corsie dei nostri ospedali, soprattutto nei week-end, stando ai dati di questi ultimi studi? Non abbiamo dati nostri che possono aiutarci a capire com’è la situazione nel nostro Paese?

Partiamo da un’osservazione: causa precisa in Inghilterra i medici strutturati nei week-end sono meno presenti e lasciano l’ospedale in mano ai medici in formazione. In Italia una cosa di questo genere non succede. Possiamo parlare di disorganizzazione e sovraffollamento, in generale, possiamo pensare che nel week-end ci siano meno posti letto nei reparti che durante la settimana, nel rapporto anche al periodo dell’anno, ma sinceramente l’osservazione che nel week-end si muoia di più negli ospedali italiani non mi sembra sia vera, ecco.

Riguardo al sovraffollamento, specie nei fine settimana o nei periodi estivi, sono più le famiglie che vogliono disfarsi soprattutto dei familiari anziani che sentono come un peso in talune circostanze, oppure potrebbe esserci un problema dello staff nell’accoglienza al Pronto soccorso?

Ci sono tanti motivi per il sovraffollamento. È chiaro che una mamma non lascia il proprio bambino volentieri in ospedale e vuole portarselo via al più presto, il nipote di un nonnetto magari preferisce lasciarlo ricoverato, in linea di massima. Poi, ma questo può essere uno dei diecimila motivi che causano il sovraffollamento, noi abbiamo avuto una drastica riduzione dei posti letto nel corso degli anni, perché le leggi ce l’hanno imposto e gli ospedali hanno ridotto la loro capacità di accoglienza dei pazienti. Se ne è parlato molto quando è capitato qualche fatto di cronaca, ma non si è mai voluto risolvere il problema. Ci sarebbero più azioni da fare in diversi settori, per esempio sul territorio, potenziare gli ambulatori delle cure primarie, perché non sono organizzati secondo la richiesta di salute dei cittadini; poi c’è l’accorpamento dei reparti, un fenomeno di cui non si parla e che toglie altri posti letto. Bisognerebbe adeguare l’offerta a seconda della richiesta. Se cambia la società dovrebbe cambiare la risposta sanitaria. Avviene, ma con estrema lentezza.

Il ministero della Salute, le Regioni, non hanno un Osservatorio, una task force che si occupi di controllare delle necessità degli ospedali e del territorio. Come si possono informare delle carenze della sanità?

I nostri dati vengono sempre mandati alle Regioni e poi al ministero. Ribadisco, non ho la percezione che anche in Italia nei week-end aumenti la mortalità ospedaliera, possono esserci disorganizzazione e carenze di posti letto, ma non conseguenze sciagurate come queste. Ma potremmo anche pensare ad uno studio al riguardo!

@vanessaseffer

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